SINDROME DI LARSEN

MALFORMAZIONI CONGENITE, CROMOSOMOPATIE E SINDROMI GENETICHE

NOTE INFORMATIVE
  

La Sindrome di Larsen (LS) è una rara malattia genetica del tessuto connettivo, caratterizzata principalmente da dislocazioni articolari multiple congenite (presenti alla nascita).

Colpisce diverse parti del corpo, inclusi arti, viso e cranio. La sua gravità è variabile, da forme lievi a forme gravi che possono mettere a rischio la vita del neonato.

Epidemiologia

La Sindrome di Larsen è una malattia molto rara, con una prevalenza stimata di circa 1 caso ogni 100.000 nati vivi. Non sembra esserci una predilezione di genere o etnia.

Eziologia e Genetica

La LS è causata da mutazioni in geni che codificano per proteine coinvolte nella formazione e nel mantenimento del tessuto connettivo, in particolare nella matrice extracellulare. I geni più frequentemente implicati sono:

    • FLNB: codifica per la filamina B, una proteina che lega l’actina e regola il citoscheletro. Le mutazioni in questo gene sono responsabili della maggior parte dei casi di LS.
    • CHST3: codifica per un enzima coinvolto nella sintesi dei condroitinsolfati, componenti importanti della cartilagine. Mutazioni in questo gene causano una forma specifica di LS, detta “displasia scheletrica associata a CHST3”.

La LS è ereditata con modalità autosomica dominante, il che significa che una singola copia del gene mutato è sufficiente per causare la malattia. Tuttavia, in alcuni casi la mutazione può insorgere de novo (nuova mutazione non presente nei genitori).

Patogenesi

Le mutazioni nei geni sopracitati alterano la struttura e la funzione delle proteine coinvolte nella formazione e nel mantenimento del tessuto connettivo. Ciò porta a un’anomala organizzazione delle fibre di collagene e di altri componenti della matrice extracellulare, con conseguente debolezza e lassità dei tessuti connettivi. Questo spiega le dislocazioni articolari, le deformità scheletriche e le altre manifestazioni cliniche della LS.

Manifestazioni cliniche

Le manifestazioni cliniche della LS sono variabili, ma alcune caratteristiche sono comuni:

    • Dislocazioni articolari congenite: spesso presenti alla nascita, interessano principalmente anche, ginocchia, gomiti e polsi.
    • Deformità dei piedi: piede torto congenito, piede piatto, dita sovrannumerarie o fuse.
    • Displasia del tratto cervicale della colonna: instabilità cervicale, che può causare compressione del midollo spinale.
    • Scoliosi: curvatura anomala della colonna vertebrale.
    • Dismorfismi craniofacciali: fronte prominente, radice del naso infossata, viso piatto, ipertelorismo (occhi distanti).
    • Palatoschisi: fenditura del palato.
    • Sordità di conduzione: dovuta a malformazioni degli ossicini dell’orecchio medio.
    • Anomalie cardiache: meno frequenti, ma possono includere difetti del setto interventricolare o interatriale.
Procedimenti diagnostici

La diagnosi di LS si basa su:

    • Esame obiettivo: valutazione delle caratteristiche cliniche, in particolare delle dislocazioni articolari e dei dismorfismi craniofacciali.
    • Radiografie: per confermare la presenza di dislocazioni, deformità scheletriche e displasia della colonna cervicale.
    • Test genetici: per identificare le mutazioni nei geni FLNB o CHST3.

Diagnosi differenziale

La LS può essere confusa con altre malattie che causano dislocazioni articolari congenite o dismorfismi craniofacciali, come:

    • Artrogriposi multipla congenita: caratterizzata da rigidità articolare e contratture muscolari.
    • Sindrome di Ehlers-Danlos: causata da difetti nel collagene, con iperelasticità della pelle e fragilità dei tessuti.
    • Sindrome di Marfan: dovuta a mutazioni nel gene FBN1, con arti lunghi e sottili, aneurisma aortico e problemi oculari.
Prognosi

La prognosi della LS dipende dalla gravità delle manifestazioni cliniche, in particolare dalla presenza di complicanze respiratorie o neurologiche.

    • Forme lievi: possono avere una buona qualità di vita, con un adeguato trattamento ortopedico e fisioterapico.
    • Forme gravi: possono presentare complicanze respiratorie, neurologiche o cardiache che possono mettere a rischio la vita.

Per trovare i collegamenti con la Struttura Ospedaliera di tuo interesse, cercala nella sezione STRUTTURE OSPEDALIERE (<< cliccando)

Azienda Ospedaliero – Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona
Ancona (AN)
Centro Interregionale delle Malattie Rare del Piemonte e della Valle d’Aosta
Aosta (AO)
Azienda Ospedaliera S.G. Moscati
Avellino (AV)
Istituto Ortopedico Rizzoli
Bagheria (PA)
Azienda Ospedaliero – Universitaria Consorziale Policlinico di Bari
Bari (BA)
Azienda Ospedaliera Gaetano Rummo
Benevento (BN)
Istituto Ortopedico Rizzoli
Bologna (BO)
Ospedale Centrale
Bolzano (BZ)
Spedali Civili di Brescia – Ospedale dei Bambini
Brescia (BS)
Azienda Ospedaliero Universitaria “G. Rodolico – San Marco”
Catania (CT)
Azienda Ospedaliero Universitaria Catanzaro- Policlinico Germaneto
Catanzaro (CZ)
Ospedale Policlinico SS. Annunziata
Chieti (CH)
Presidio Ospedaliero “ANNUNZIATA”
Cosenza (CS)
Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi
Firenze (FI)
Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer
Firenze (FI)
Istituto Giannina Gaslini – Ospedale Pediatrico IRCCS
Genova (GE)
Ospedale Policlinico San Martino
Genova (GE)
Presidio Ospedaliero del Levante Ligure – “Ospedale S.Andrea”
La Spezia (SP)
Presidio Ospedaliero “Alessandro Manzoni”
Lecco (LC)
Azienda ospedaliera Universitaria Policlinico “G. Martino”
Messina (ME)
Ospedale Maggiore Policlinico
Milano (MI)
Ospedale San Raffaele
Milano (MI)
Polo Ortotraumatologico e Reumatologico (ex G. Pini)
Milano (MI)
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena
Modena (MO)
Ospedale San Gerardo
Monza (MB)
Azienda Ospedaliera Universitaria “Federico II”
Napoli (NA)
Azienda Ospedale Università di Padova
Padova (PD)
ARNAS Civico – Di Cristina Benfratelli
Palermo (PA)
Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico Paolo Giaccone
Palermo (PA)
Ospedali riuniti Villa Sofia – Cervello
Palermo (PA)
Policlinico San Matteo
Pavia (PV)
Azienda Ospedaliera di Perugia
Perugia (PG)
Ospedale Civile Spirito Santo
Pescara (PE)
Ospedale Santa Chiara Pisa
Pisa (PI)
IRCCS Stella Maris Pisa
Pisa (PI)
Ospedali Riuniti di Reggio Calabria
Reggio di Calabria (RC)
Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini
Roma (RM)
Policlinico Umberto I
Roma (RM)
Fondazione Policlinico Universitario A.Gemelli – Università del Sacro Cuore
Roma (RM)
Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Roma (RM)
Ospedale Sant’Anna
San Fermo della Battaglia (CO)
Casa Sollievo della Sofferenza
San Giovanni Rotondo (FG)
Azienda Ospedaliera Universitaria Siena
Siena (SI)
Centro Interregionale delle Malattie Rare del Piemonte e della Valle d’Aosta
Torino (TO)
Presidio Ospedaliero “Santa Chiara”
Trento (TN)
Polo Ospedaliero Ca’ Foncello
Treviso (TV)
IRCCS Materno Infantile Burlo Garofolo
Trieste (TS)
Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Associazione Oasi Maria SS. ONLUS
Troina (EN)
Presidio Ospedaliero Universitario “Santa Maria della Misericordia”
Udine (UD)
Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata
Verona (VR)
Farmaci specifici

Al momento non esistono farmaci specifici per trattare la sindrome di Larsen. Il trattamento si concentra principalmente sulla gestione dei sintomi e sul miglioramento della qualità della vita. Tuttavia, alcuni farmaci possono essere utilizzati per gestire specifiche complicanze o sintomi associati alla sindrome, come:

    • Analgesici: per il dolore causato da lussazioni, sublussazioni o interventi chirurgici. Possono essere utilizzati analgesici da banco come paracetamolo o ibuprofene, o in casi più gravi, oppioidi.
    • Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS): per ridurre l’infiammazione e il dolore.
    • Miorilassanti: per alleviare gli spasmi muscolari che possono accompagnare le deformità scheletriche.

È fondamentale che l’uso di qualsiasi farmaco sia supervisionato da un medico, che valuterà il singolo caso e prescriverà il trattamento più appropriato.

Altri trattamenti

Il trattamento della sindrome di Larsen è multidisciplinare e spesso richiede l’intervento di diversi specialisti, tra cui:

    • Ortopedico: per la gestione delle lussazioni articolari, delle deformità scheletriche e per la pianificazione di eventuali interventi chirurgici.
    • Fisioterapista: per migliorare la mobilità articolare, la forza muscolare e la coordinazione. La fisioterapia è fondamentale per mantenere l’indipendenza funzionale e prevenire complicanze.
    • Terapista occupazionale: per aiutare il paziente ad adattarsi alle limitazioni fisiche e a svolgere le attività quotidiane in modo autonomo.
    • Logopedista: se sono presenti difficoltà di linguaggio o deglutizione.
    • Genetista: per la consulenza genetica e la valutazione del rischio di ricorrenza nella famiglia.
    • Psicologo: per il supporto emotivo e psicologico del paziente e della famiglia.
Interventi chirurgici

La chirurgia può essere necessaria per correggere le lussazioni articolari, stabilizzare le articolazioni instabili, correggere le deformità scheletriche e migliorare la funzionalità. Gli interventi chirurgici più comuni includono:

    • Riduzione chiusa o aperta delle lussazioni: per riposizionare l’articolazione nella sua sede anatomica.
    • Osteotomia: per correggere le deformità ossee.
    • Artrodesi: per fondere le ossa di un’articolazione, eliminando il dolore e migliorando la stabilità.
    • Interventi sulla colonna vertebrale: per correggere la scoliosi o la cifosi.
Gestione della malattia rara

La gestione della sindrome di Larsen richiede un approccio olistico che tenga conto delle esigenze fisiche, emotive e sociali del paziente. È importante:

    • Effettuare controlli medici regolari: per monitorare la progressione della malattia e gestire eventuali complicanze.
    • Seguire un programma di fisioterapia personalizzato: per mantenere la mobilità articolare e la forza muscolare.
    • Utilizzare ausili per la mobilità: se necessario, per facilitare gli spostamenti e l’autonomia.
    • Ricevere supporto psicologico: per affrontare le sfide emotive e sociali associate alla malattia.
    • Partecipare a gruppi di supporto: per entrare in contatto con altre persone affette dalla sindrome di Larsen e condividere esperienze.