PACHIDERMOPERIOSTOSI

MALATTIE DELLA CUTE E DEL TESSUTO SOTTOCUTANEO

NOTE INFORMATIVE
  

La pachidermoperiostosi (PDO) è una malattia rara che colpisce principalmente la pelle e le ossa.

È caratterizzata da un ispessimento della pelle (pachidermia), soprattutto del viso e degli arti, e da una crescita eccessiva dell’osso (periostosi) che può causare dolore e deformità.

Epidemiologia

La PDO è una condizione molto rara, con una prevalenza stimata di circa 1 caso ogni 1.000.000 di persone. Colpisce più frequentemente gli uomini rispetto alle donne, con un rapporto di circa 3:1. La malattia si manifesta solitamente durante l’infanzia o l’adolescenza, ma può anche presentarsi in età adulta.

Eziologia e genetica

La PDO è una malattia genetica, il che significa che è causata da mutazioni in specifici geni. Nella maggior parte dei casi, la PDO è ereditata con un pattern autosomico dominante, il che significa che una singola copia del gene mutato è sufficiente per causare la malattia. Sono stati identificati diversi geni associati alla PDO, tra cui SLCO2A1, HPGD e 15-PGDH. Questi geni sono coinvolti nella regolazione della prostaglandina E2 (PGE2), una molecola che svolge un ruolo importante nella crescita e nello sviluppo delle ossa.

Manifestazioni cliniche

Le manifestazioni cliniche della PDO sono variabili e possono differire da persona a persona. Le caratteristiche più comuni includono:

      • Pachidermia: ispessimento della pelle, soprattutto del viso (fronte, guance, labbra), del cuoio capelluto e degli arti (mani e piedi). La pelle può apparire ruvida, oleosa e con pori dilatati.
      • Periostosi: crescita eccessiva dell’osso, che può causare dolore, rigidità articolare e deformità. Le ossa più frequentemente colpite sono quelle degli arti, in particolare le ossa lunghe (femore, tibia, omero).
      • Artropatia: infiammazione delle articolazioni, che può causare dolore, gonfiore e limitazione del movimento.
      • Altre manifestazioni: sudorazione eccessiva (iperidrosi), soprattutto delle mani e dei piedi; unghie ispessite e incurvate (onicogrifosi); dita a clava (ippocratismo digitale).
Diagnosi

La diagnosi di PDO si basa principalmente sulla valutazione clinica dei sintomi e dei segni caratteristici. Gli esami radiologici, come la radiografia e la TC, sono fondamentali per confermare la presenza di periostosi e valutare l’estensione del coinvolgimento osseo. In alcuni casi, può essere eseguito un test genetico per identificare la mutazione specifica responsabile della malattia.

Prognosi

La PDO è una malattia cronica e progressiva, ma la sua gravità è variabile. In alcuni casi, i sintomi possono essere lievi e non causare significative limitazioni funzionali. In altri casi, la malattia può portare a deformità ossee, dolore cronico e disabilità. Non esiste una cura specifica per la PDO, ma il trattamento si concentra sulla gestione dei sintomi e sulla prevenzione delle complicanze.

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NOME PRESIDIO

CITTÁ

Azienda Ospedaliero – Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona

Ancona (AN)

Centro Interregionale delle Malattie Rare del Piemonte e della Valle d’Aosta

Aosta (AO)

Azienda Ospedaliera S.G. Moscati

Avellino (AV)

Azienda Ospedaliero – Universitaria Consorziale Policlinico di Bari

Bari (BA)

Azienda Ospedaliera Gaetano Rummo

Benevento (BN)

Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico – S.Orsola Malpighi di Bologna

Bologna (BO)

Ospedale Centrale di Bolzano

Bolzano (BZ)

Azienda Ospedaliero Universitaria “G. Rodolico – San Marco”

Catania (CT)

Azienda Ospedaliero Universitaria Catanzaro- Policlinico Germaneto

Catanzaro (CZ)

Istituto Giannina Gaslini – Ospedale Pediatrico IRCCS

Genova (GE)

Azienda ospedaliera Universitaria Policlinico “G. Martino”

Messina (ME)

Fondazione IRCCS Ca Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano

Milano (MI)

Ospedale L. Sacco di Milano – ASST Fatebenefratelli-Sacco

Milano (MI)

AOU  Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”

Napoli (NA)

Azienda Ospedaliera Universitaria “Federico II”

Napoli (NA)

Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale “A. Cardarelli”

Napoli (NA)

Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale “Santobono – Pausilipon”

Napoli (NA)

Azienda Ospedale Università di Padova

Padova (PD)

Azienda Ospedaliera di Perugia

Perugia (PG)

ASS 5 – Azienda per l’Assistenza Sanitaria n.5 “Friuli Occidentale” – Presidio Ospedaliero di Pordenone

Pordenone (PN)

Azienda Ospedaliero-Universitaria “Policlinico Umberto I”

Roma (RM)

IRCCS – Istituto Dermopatico Dell’Immacolata

Roma (RM)

Centro Interregionale delle Malattie Rare del Piemonte e della Valle d’Aosta

Torino (TO)

Presidio Ospedaliero “Santa Chiara” – Trento

Trento (TN)

AULSS 2 Marca Trevigiana – Polo Ospedaliero di Treviso – Ca’ Foncello

Treviso (TV)

Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina

Trieste (TS)

IRCCS Materno Infantile Burlo Garofolo

Trieste (TS)

Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Associazione Oasi Maria SS. ONLUS

Troina (EN)

Presidio Ospedaliero Universitario “Santa Maria della Misericordia”

Udine (UD)

AULSS 3 Serenissima

Venezia (VE)

AULLS9 Scaligera- Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona

Verona (VR)

AULSS 8 Berica – Ospedale San Bortolo di Vicenza

Vicenza (VI)

Purtroppo, non esiste una cura specifica per la pachidermoperiostosi, ma ci sono trattamenti che possono aiutare a gestire i sintomi.

Farmaci:
  • Retinoidi: Questi farmaci, derivati dalla vitamina A, possono aiutare a ridurre l’ispessimento della pelle.
  • Farmaci antinfiammatori: Possono essere usati per ridurre il dolore e l’infiammazione.
  • Inibitori della COX-2: Una classe di farmaci antinfiammatori che possono essere più efficaci dei FANS tradizionali.
Altri trattamenti:
  • Fisioterapia: Può aiutare a mantenere la mobilità articolare e ridurre la rigidità.
  • Chirurgia: In alcuni casi, la chirurgia può essere necessaria per rimuovere l’eccesso di tessuto osseo o cutaneo.
  • Terapia occupazionale: Può aiutare i pazienti a svolgere le attività quotidiane e a gestire le difficoltà legate alla malattia.

È importante sottolineare che la risposta ai trattamenti può variare da persona a persona. È fondamentale consultare un medico specialista per una diagnosi accurata e per discutere le opzioni di trattamento più appropriate.