GALATTOSIALIDOSI

MALATTIE DEL METABOLISMO

NOTE INFORMATIVE
  

La galattosialidosi è una malattia da accumulo lisosomiale rara, causata da un deficit combinato di due enzimi lisosomiali: la β-galattosidasi e la neuraminidasi.

Questo deficit enzimatico deriva da mutazioni nel gene che codifica per la proteina protettiva/catepsina A (PPCA), una proteina che normalmente protegge e attiva questi enzimi.

Epidemiologia:

La galattosialidosi è una malattia panetnica, ma è più comune in Giappone. L’incidenza globale è stimata in circa 1 caso ogni 400.000 nati vivi.

Eziologia e Genetica:

La galattosialidosi è ereditata con modalità autosomica recessiva, il che significa che un individuo deve ereditare due copie mutate del gene PPCA (una da ciascun genitore) per sviluppare la malattia. Le mutazioni nel gene PPCA portano a una produzione ridotta o assente della proteina PPCA funzionale, con conseguente deficit di β-galattosidasi e neuraminidasi. Ciò causa l’accumulo di substrati non degradati, come gli oligosaccaridi e i glicolipidi, nei lisosomi di varie cellule e tessuti, portando a disfunzione cellulare e danno tissutale.

Manifestazioni Cliniche:

La galattosialidosi presenta un’ampia variabilità clinica, con tre principali fenotipi:

  • Forma infantile precoce: è la forma più grave, con esordio nei primi mesi di vita. I sintomi includono:

    • Epatosplenomegalia
    • Ritardo di crescita
    • Tratti facciali grossolani
    • Opacità corneali
    • Macchie rosso ciliegia nelle macule
    • Convulsioni
    • Ritardo dello sviluppo psicomotorio
    • Cardiomiopatia
    • Insufficienza renale
  • Forma infantile tardiva/giovanile: esordio tra i 2 e i 10 anni. I sintomi sono simili alla forma infantile precoce, ma generalmente meno gravi e con progressione più lenta.

  • Forma adulta: esordio nell’adolescenza o nell’età adulta. È caratterizzata da:

    • Atassia
    • Disturbi del movimento
    • Disartria
    • Miopatia
    • Angiocheratomi
    • Disostosi multiple

Diagnosi:

La diagnosi di galattosialidosi si basa su:

    • Quadro clinico: presenza di segni e sintomi suggestivi.
    • Esami di laboratorio:
      • Dosaggio enzimatico: misurazione dell’attività della β-galattosidasi e della neuraminidasi nei leucociti o nei fibroblasti cutanei.
      • Analisi delle urine: evidenzia l’escrezione di oligosaccaridi e glicolipidi anomali.
    • Test genetici: identificazione di mutazioni nel gene PPCA.
    • Biopsia tissutale: può mostrare accumulo di materiale di deposito nei lisosomi.

Prognosi:

La prognosi della galattosialidosi varia a seconda della forma clinica. La forma infantile precoce è la più grave e spesso porta al decesso entro i primi anni di vita. Le forme infantile tardiva/giovanile e adulta hanno una progressione più lenta e una maggiore aspettativa di vita, ma possono comunque portare a disabilità significative.

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NOME PRESIDIO

CITTÁ

Azienda Ospedaliero – Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona

Ancona (AN)

Centro Interregionale delle Malattie Rare del Piemonte e della Valle d’Aosta

Aosta (AO)

Azienda Ospedaliero – Universitaria Consorziale Policlinico di Bari

Bari (BA)

Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico – S.Orsola Malpighi di Bologna

Bologna (BO)

Ospedale Centrale di Bolzano

Bolzano (BZ)

Spedali Civili di Brescia – Ospedale dei Bambini – ASST Spedali Civili, Brescia

Brescia (BS)

A.S.Re.M – Policlinico Ospedaliero ” A.Cardarelli”

Campobasso (CB)

Azienda Ospedaliero Universitaria “G. Rodolico – San Marco”

Catania (CT)

Azienda Ospedaliero Universitaria Catanzaro- Policlinico Germaneto

Catanzaro (CZ)

Istituto Giannina Gaslini – Ospedale Pediatrico IRCCS

Genova (GE)

Fondazione IRCCS Ca Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano

Milano (MI)

Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano

Milano (MI)

Ospedale S. Paolo di Milano -ASST SS. Paolo e Carlo

Milano (MI)

ASST Monza – Ospedale San Gerardo

Monza (MB)

AOU  Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”

Napoli (NA)

Azienda Ospedaliera Universitaria “Federico II”

Napoli (NA)

Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale “Santobono – Pausilipon”

Napoli (NA)

Azienda Ospedale Università di Padova

Padova (PD)

ARNAS Civico – Di Cristina Benfratelli

Palermo (PA)

Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico Paolo Giaccone

Palermo (PA)

Azienda Ospedaliera di Perugia

Perugia (PG)

Azienda USL di Piacenza – Ospedale Guglielmo da Saliceto

Piacenza (PC)

ASS 5 – Azienda per l’Assistenza Sanitaria n.5 “Friuli Occidentale” – Presidio Ospedaliero di Pordenone

Pordenone (PN)

Azienda Ospedaliero-Universitaria “Policlinico Umberto I”

Roma (RM)

Fondazione Policlinico Universitario A.Gemelli – Università del Sacro Cuore

Roma (RM)

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – IRCCS

Roma (RM)

Centro Interregionale delle Malattie Rare del Piemonte e della Valle d’Aosta

Torino (TO)

Presidio Ospedaliero “Santa Chiara” – Trento

Trento (TN)

Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina

Trieste (TS)

IRCCS Materno Infantile Burlo Garofolo

Trieste (TS)

Presidio Ospedaliero Universitario “Santa Maria della Misericordia”

Udine (UD)

Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona

Verona (VR)

Al momento non esistono farmaci specifici per curare la galattosialidosi.

Tuttavia, anche se non esiste una cura definitiva, ci sono trattamenti che possono aiutare a gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita dei pazienti:

  • Terapia di supporto: si concentra sull’alleviare i sintomi specifici e può includere:
    • Fisioterapia per migliorare la mobilità e la forza muscolare.
    • Logopedia per affrontare i problemi di linguaggio e comunicazione.
    • Supporto nutrizionale per garantire una dieta adeguata.
    • Interventi chirurgici per correggere deformità scheletriche o trattare complicazioni.
  • Trapianto di cellule staminali ematopoietiche: in alcuni casi, può essere preso in considerazione il trapianto di cellule staminali ematopoietiche (CSE), ma la sua efficacia nel trattamento della galattosialidosi è ancora in fase di studio.
  • Terapia genica: la ricerca sulla terapia genica per la galattosialidosi è in corso e offre speranza per il futuro, ma al momento non è ancora disponibile come trattamento clinico.