FAQ IN ORTOPEDIA

Le informazioni non devono MAI sostituire l’attività e il parere del medico nè essere alla base di diagnosi o terapie gestite autonomamente dal Paziente.

DOMANDE GENERALI SULL’ORTOPEDIA

Un ortopedico è un medico specializzato nella diagnosi e nel trattamento di problemi che riguardano l’apparato muscolo-scheletrico, che include ossa, articolazioni, legamenti, tendini, muscoli e nervi.

Dovresti consultare un ortopedico se manifesti uno o più dei seguenti sintomi:

Dolore:

    • Dolore persistente o ricorrente a ossa, articolazioni, muscoli o tendini.
    • Dolore che limita i movimenti o le attività quotidiane.
    • Dolore che peggiora con il movimento o lo sforzo.
    • Dolore notturno che disturba il sonno.

Limitazione funzionale:

    • Difficoltà a muovere un’articolazione o un arto.
    • Rigidità articolare.
    • Debolezza muscolare.
    • Instabilità articolare (sensazione che l’articolazione “ceda”).

Gonfiore o deformità:

    • Gonfiore a livello di un’articolazione o di un arto.
    • Deformità di un osso o di un’articolazione.
    • Intorpidimento o formicolio a un arto.

Traumi:

    • Fratture ossee.
    • Distorsioni.
    • Lussazioni.
    • Lesioni ai legamenti, tendini o muscoli.

Altre condizioni:

    • Mal di schiena.
    • Dolore al collo.
    • Artrosi.
    • Osteoporosi.
    • Malattie reumatiche.
    • Tumori ossei o dei tessuti molli.
    • Infezioni dell’apparato muscolo-scheletrico.

L’ortopedia offre una vasta gamma di opzioni di trattamento per affrontare i problemi dell’apparato muscolo-scheletrico. La scelta del trattamento più adatto dipende da diversi fattori, tra cui la natura e la gravità della condizione, l’età e la salute generale del paziente, e le sue preferenze individuali.

Ecco una panoramica delle principali opzioni di trattamento disponibili in ortopedia:

1. Trattamenti conservativi:

Questi trattamenti non chirurgici sono spesso la prima linea di intervento per molte condizioni ortopediche.

    • Riposo: Evitare attività che aggravano il dolore o il problema.
    • Immobilizzazione: Utilizzo di tutori, gessi o fasciature per immobilizzare l’area interessata e favorire la guarigione.
    • Farmaci:
      • Antidolorifici: per ridurre il dolore e l’infiammazione (es. paracetamolo, ibuprofene, naprossene).
      • Miorilassanti: per ridurre gli spasmi muscolari.
      • Infiltrazioni: iniezioni di farmaci (es. corticosteroidi) direttamente nell’articolazione o nei tessuti circostanti per ridurre l’infiammazione e il dolore.
    • Fisioterapia: Esercizi specifici e terapie manuali per migliorare la forza, la flessibilità, la mobilità e la funzione dell’area interessata.
    • Terapia occupazionale: Aiuto per riacquistare l’indipendenza nelle attività quotidiane.
    • Ortesi: Dispositivi esterni (es. plantari, tutori) per supportare e correggere la funzione di un’articolazione o di un arto.

2. Trattamenti chirurgici:

Quando i trattamenti conservativi non sono sufficienti, può essere necessario un intervento chirurgico.

    • Artroscopia: Tecnica mini-invasiva che utilizza piccole incisioni e una telecamera per visualizzare e trattare le articolazioni (es. riparazione di legamenti, rimozione di frammenti di cartilagine).
    • Chirurgia protesica: Sostituzione di un’articolazione danneggiata con una protesi artificiale (es. protesi di anca, ginocchio, spalla).
    • Chirurgia ricostruttiva: Riparazione di ossa, articolazioni, legamenti, tendini o muscoli danneggiati da traumi o malattie.
    • Chirurgia della colonna vertebrale: Trattamento di problemi alla colonna vertebrale, come ernie del disco, stenosi spinale o scoliosi.
    • Chirurgia della mano: Trattamento di problemi alla mano e al polso, come sindrome del tunnel carpale, dito a scatto o lesioni tendinee.
    • Chirurgia del piede: Trattamento di problemi al piede e alla caviglia, come alluce valgo, fascite plantare o fratture.

3. Altre opzioni terapeutiche:

    • Terapia iniettiva: Iniezioni di sostanze (es. acido ialuronico, plasma ricco di piastrine) per stimolare la rigenerazione dei tessuti e ridurre il dolore.
    • Onde d’urto: Utilizzo di onde acustiche ad alta energia per trattare alcune condizioni, come tendiniti o fasciti.
    • Terapia laser: Utilizzo di luce laser per ridurre il dolore e l’infiammazione.
    • Magnetoterapia: Utilizzo di campi magnetici per stimolare la guarigione dei tessuti.

FRATTURE E LESIONI

Sospettare una frattura può essere un’esperienza spaventosa, ma è importante mantenere la calma e agire prontamente per minimizzare i danni e favorire la guarigione. Ecco cosa fare se sospetti una frattura:

1. Valuta la situazione:

    • Sicurezza: Prima di tutto, assicurati che tu e la persona infortunata siate in un luogo sicuro, lontano da pericoli immediati.
    • Gravità: Valuta la gravità della situazione. Se la persona è incosciente, ha difficoltà a respirare o sanguina abbondantemente, chiama immediatamente il 118.
    • Tipo di frattura: Cerca di capire quale parte del corpo potrebbe essere fratturata. Sospettare una frattura alla colonna vertebrale o al collo richiede precauzioni extra.

2. Immobilizza l’area:

    • Non muovere la persona: Se sospetti una frattura alla colonna vertebrale o al collo, non muovere la persona a meno che non sia in pericolo immediato.
    • Immobilizza l’arto: Se sospetti una frattura a un arto, cerca di immobilizzarlo nella posizione in cui si trova, utilizzando oggetti come stecche, riviste arrotolate o asciugamani. Non cercare di riallineare l’osso.
    • Applica ghiaccio: Applicare del ghiaccio sulla zona interessata può aiutare a ridurre il dolore e il gonfiore. Avvolgi il ghiaccio in un panno per evitare il contatto diretto con la pelle.

3. Chiama il 118 o recati al pronto soccorso:

    • Chiama il 118: Se la frattura sembra grave, se la persona è incosciente o se non sei sicuro di come gestire la situazione, chiama il 118.
    • Recati al pronto soccorso: Se la frattura sembra meno grave e puoi trasportare la persona in sicurezza, recati al pronto soccorso più vicino.

Cosa NON fare:

    • Non cercare di riallineare l’osso.
    • Non somministrare farmaci per via orale, a meno che non siano stati prescritti da un medico.
    • Non dare da mangiare o da bere alla persona infortunata, in caso sia necessario un intervento chirurgico.
    • Non sottovalutare la situazione. Anche una frattura apparentemente lieve può richiedere cure mediche.

Il tempo di guarigione di una frattura può variare in base a diversi fattori, tra cui:

    • Tipo di frattura: Fratture semplici, composte, scomposte, o fratture esposte hanno tempi di guarigione diversi.
    • Osso coinvolto: Alcune ossa, come quelle del braccio, guariscono più velocemente di altre, come quelle della gamba.
    • Età del paziente: I bambini e i giovani tendono a guarire più velocemente degli adulti.
    • Stato di salute generale: La presenza di altre patologie, come il diabete o l’osteoporosi, può rallentare la guarigione.
    • Trattamento: Il tipo di trattamento (conservativo o chirurgico) e l’adesione del paziente alle indicazioni del medico influiscono sui tempi di guarigione.

In linea generale, il tempo di guarigione osseo medio è tra le 6 e le 8 settimane. Tuttavia, il processo di guarigione completo può richiedere da alcuni mesi a un anno, a seconda dei fattori sopra menzionati.

Fasi della guarigione:

    1. Fase infiammatoria (primi giorni): Formazione di un ematoma nella zona della frattura, con dolore, gonfiore e arrossamento.
    2. Fase di riparazione (settimane): Formazione di un callo osseo (tessuto osseo nuovo) che unisce i frammenti ossei.
    3. Fase di rimodellamento (mesi): Il callo osseo si rimodella e si consolida, fino a raggiungere la forma e la resistenza dell’osso originale.

Segnali di guarigione:

    • Riduzione del dolore e del gonfiore.
    • Maggiore mobilità dell’area interessata.
    • Possibilità di caricare peso sull’arto fratturato (se applicabile).
    • Conferma radiografica della formazione del callo osseo.

Le lesioni sportive sono infortuni che si verificano durante l’attività fisica o la pratica di uno sport. Possono colpire diverse parti del corpo, come muscoli, tendini, legamenti, ossa e articolazioni.

Ecco alcune delle lesioni sportive più comuni:

1. Distorsioni:

    • Definizione: Stiramento o lacerazione di un legamento, che collega un osso all’altro.
    • Cause: Movimenti bruschi o torsioni che superano il limite di elasticità del legamento.
    • Sintomi: Dolore, gonfiore, instabilità articolare, difficoltà di movimento.
    • Trattamento: Riposo, ghiaccio, compressione, elevazione (RICE), farmaci antidolorifici, fisioterapia, in alcuni casi intervento chirurgico.
    • Esempi: Distorsione alla caviglia, al ginocchio, al polso.

2. Stiramenti:

    • Definizione: Stiramento o lacerazione di un muscolo o di un tendine, che collega il muscolo all’osso.
    • Cause: Sovraccarico muscolare, movimenti bruschi, mancanza di riscaldamento.
    • Sintomi: Dolore, rigidità muscolare, debolezza, ematoma.
    • Trattamento: Riposo, ghiaccio, compressione, elevazione (RICE), farmaci antidolorifici, fisioterapia.
    • Esempi: Stiramento al polpaccio, alla coscia, al bicipite.

3. Fratture:

    • Definizione: Rottura di un osso.
    • Cause: Traumi diretti, cadute, impatti violenti.
    • Sintomi: Dolore intenso, gonfiore, deformità, incapacità di muovere l’arto.
    • Trattamento: Immobilizzazione con gesso o tutore, intervento chirurgico in alcuni casi.
    • Esempi: Frattura del polso, della clavicola, della tibia.

4. Lussazioni:

    • Definizione: Spostamento di un osso dalla sua sede naturale nell’articolazione.
    • Cause: Traumi, cadute, movimenti forzati.
    • Sintomi: Dolore intenso, deformità, gonfiore, impossibilità di muovere l’articolazione.
    • Trattamento: Riduzione della lussazione (riposizionamento dell’osso), immobilizzazione, fisioterapia.
    • Esempi: Lussazione della spalla, del gomito, del dito.

5. Tendiniti:

  • Definizione: Infiammazione di un tendine.
  • Cause: Sovraccarico, movimenti ripetitivi, microtraumi.
  • Sintomi: Dolore, gonfiore, rigidità.
  • Trattamento: Riposo, ghiaccio, farmaci antidolorifici, fisioterapia, iniezioni di corticosteroidi in alcuni casi.
  • Esempi: Tendinite del tendine d’Achille, epicondilite (gomito del tennista), epitrocleite (gomito del golfista).

6. Borsiti:

  • Definizione: Infiammazione di una borsa, una piccola sacca piena di liquido che riduce l’attrito tra tendini, muscoli e ossa.
  • Cause: Traumi, sovraccarico, infezioni.
  • Sintomi: Dolore, gonfiore, arrossamento.
  • Trattamento: Riposo, ghiaccio, farmaci antidolorifici, fisioterapia, aspirazione del liquido in alcuni casi.
  • Esempi: Borsite del ginocchio, del gomito, dell’anca.

Trattamento delle lesioni sportive:

Il trattamento delle lesioni sportive dipende dal tipo e dalla gravità della lesione. In generale, gli obiettivi del trattamento sono:

  • Ridurre il dolore e l’infiammazione.
  • Favorire la guarigione dei tessuti.
  • Recuperare la funzionalità dell’area interessata.
  • Prevenire recidive.

Le opzioni di trattamento possono includere:

  • Riposo, ghiaccio, compressione, elevazione (RICE).
  • Farmaci: Antidolorifici, antinfiammatori, miorilassanti.
  • Fisioterapia: Esercizi specifici, terapie manuali, elettroterapia.
  • Ortesi: Tutori, plantari.
  • Infiltrazioni: Iniezioni di farmaci.
  • Intervento chirurgico: In alcuni casi, può essere necessario un intervento chirurgico per riparare i tessuti danneggiati.

Prevenzione:

  • Riscaldamento adeguato prima dell’attività fisica.
  • Utilizzo di attrezzature adeguate.
  • Tecnica corretta di esecuzione dei movimenti.
  • Ascoltare il proprio corpo e non esagerare.
  • Rafforzamento muscolare e stretching.

ARTRITE

L’artrite è un termine generico che indica l’infiammazione di una o più articolazioni. Esistono oltre 100 tipi diversi di artrite, ognuno con cause, sintomi e trattamenti specifici. Le forme più comuni includono l’artrosi, l’artrite reumatoide e la gotta.

Sintomi:

I sintomi dell’artrite possono variare a seconda del tipo e della gravità della condizione, ma i più comuni includono:

    • Dolore articolare: Può essere costante o intermittente, e peggiorare con il movimento o lo sforzo.
    • Rigidità articolare: Difficoltà a muovere l’articolazione, soprattutto al mattino o dopo un periodo di inattività.
    • Gonfiore articolare: Accumulo di liquido nell’articolazione, che causa gonfiore e tensione.
    • Calore e arrossamento: La pelle intorno all’articolazione può essere calda e arrossata.
    • Limitazione funzionale: Difficoltà a svolgere le attività quotidiane, come camminare, vestirsi o afferrare oggetti.
    • Deformità articolare: In alcuni casi, l’artrite può causare deformità permanenti dell’articolazione.

Altri possibili sintomi:

A seconda del tipo di artrite, possono manifestarsi anche altri sintomi, come:

    • Febbre: In caso di artrite infettiva o infiammatoria.
    • Stanchezza: Sensazione di affaticamento generale.
    • Perdita di peso: In caso di artrite reumatoide o altre forme infiammatorie.
    • Eruzioni cutanee: In caso di artrite psoriasica o lupus eritematoso sistemico.

Diagnosi:

La diagnosi di artrite si basa su:

    • Esame obiettivo: Valutazione dei sintomi e dei segni fisici.
    • Esami del sangue: Per rilevare infiammazione o la presenza di anticorpi specifici.
    • Esami di imaging: Radiografie, ecografie, risonanze magnetiche per visualizzare le articolazioni.
    • Analisi del liquido sinoviale: Esame del liquido articolare per identificare la causa dell’infiammazione.

Prevenzione:

Non esiste una prevenzione specifica per tutte le forme di artrite, ma alcuni consigli possono aiutare a ridurre il rischio:

    • Mantenere un peso sano.
    • Svolgere attività fisica regolarmente.
    • Evitare traumi alle articolazioni.
    • Seguire una dieta sana ed equilibrata.
    • Non fumare.

Ecco una panoramica dei principali tipi di artrite:

1. Artrosi (osteoartrite):

    • Tipo: Degenerativa, causata dall’usura della cartilagine articolare.
    • Colpisce: Principalmente le articolazioni portanti (ginocchia, anche, colonna vertebrale) e le mani.
    • Sintomi: Dolore, rigidità, gonfiore, limitazione funzionale.
    • Fattori di rischio: Età, obesità, traumi, familiarità.

2. Artrite reumatoide:

    • Tipo: Infiammatoria autoimmune, il sistema immunitario attacca le articolazioni.
    • Colpisce: Principalmente le piccole articolazioni di mani e piedi, ma può interessare anche altre articolazioni.
    • Sintomi: Dolore, gonfiore, rigidità, deformità articolari, stanchezza, febbre.
    • Fattori di rischio: Fattori genetici, ambientali e ormonali.

3. Gotta:

    • Tipo: Metabolica, causata dall’accumulo di cristalli di acido urico nelle articolazioni.
    • Colpisce: Principalmente l’alluce, ma può interessare anche altre articolazioni.
    • Sintomi: Dolore intenso, gonfiore, arrossamento, calore.
    • Fattori di rischio: Alimentazione ricca di purine (carne rossa, frutti di mare), obesità, alcol, familiarità.

4. Artrite psoriasica:

    • Tipo: Infiammatoria, associata alla psoriasi (malattia della pelle).
    • Colpisce: Articolazioni, pelle e unghie.
    • Sintomi: Dolore, gonfiore, rigidità, deformità articolari, lesioni cutanee.

5. Spondilite anchilosante:

    • Tipo: Infiammatoria cronica, colpisce principalmente la colonna vertebrale e le articolazioni sacroiliache.
    • Sintomi: Dolore alla schiena, rigidità, limitazione funzionale.

6. Lupus eritematoso sistemico:

    • Tipo: Malattia autoimmune che può colpire diversi organi, tra cui le articolazioni.
    • Sintomi: Dolore, gonfiore, rigidità, stanchezza, eruzioni cutanee, febbre.

7. Artrite infettiva:

    • Tipo: Causato da un’infezione batterica, virale o fungina nell’articolazione.
    • Sintomi: Dolore intenso, gonfiore, arrossamento, calore, febbre.

8. Artrite giovanile idiopatica:

    • Tipo: Forma di artrite che colpisce i bambini.
    • Sintomi: Dolore, gonfiore, rigidità, limitazione funzionale.

Il trattamento dell’artrite si concentra sul controllo del dolore e dell’infiammazione, sul mantenimento della funzionalità articolare e sul rallentamento della progressione della malattia. La scelta del trattamento più adatto dipende dal tipo di artrite, dalla gravità dei sintomi, dall’età e dallo stato di salute generale del paziente.

Ecco le principali opzioni terapeutiche per l’artrite:

1. Farmaci:

    • Antidolorifici: Paracetamolo, FANS (ibuprofene, naprossene) per alleviare il dolore.
    • Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS): Ibuprofene, naprossene, diclofenac per ridurre dolore e infiammazione.
    • Corticosteroidi: Prednisone, metilprednisolone per ridurre l’infiammazione, somministrati per via orale o tramite iniezioni nell’articolazione.
    • Farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARDs): Metotrexato, leflunomide, sulfasalazina per rallentare la progressione dell’artrite reumatoide e di altre forme infiammatorie.
    • Farmaci biologici: Infliximab, adalimumab, etanercept per bloccare specifiche molecole coinvolte nel processo infiammatorio, utilizzati per l’artrite reumatoide e altre forme infiammatorie.

2. Terapia fisica e riabilitazione:

    • Esercizio fisico: Esercizi a basso impatto, come camminata, nuoto, yoga, per mantenere la mobilità articolare, la forza muscolare e la flessibilità.
    • Fisioterapia: Esercizi specifici e terapie manuali per migliorare la funzione articolare, la postura e ridurre il dolore.
    • Terapia occupazionale: Aiuto per adattare le attività quotidiane e l’ambiente domestico per facilitare l’autonomia del paziente.

3. Chirurgia:

    • Artroscopia: Procedura mini-invasiva per riparare o rimuovere tessuti danneggiati all’interno dell’articolazione.
    • Protesi articolare: Sostituzione dell’articolazione danneggiata con una protesi artificiale (anca, ginocchio, spalla).
    • Osteotomia: Rimozione o aggiunta di osso per correggere l’allineamento articolare.
    • Artrodesi: Fusione di due ossa per stabilizzare un’articolazione.

4. Terapie complementari e alternative:

    • Agopuntura: Inserimento di aghi sottili in punti specifici del corpo per alleviare il dolore.
    • Massaggio: Per ridurre il dolore e migliorare la circolazione.
    • Terapia del calore e del freddo: Applicazione di impacchi caldi o freddi per ridurre il dolore e l’infiammazione.
    • Supplementi nutrizionali: Glucosamina, condroitina, omega-3 per supportare la salute delle articolazioni.

MAL DI SCHIENA

Il mal di schiena è un problema molto comune che colpisce persone di tutte le età. Le cause possono essere diverse e spesso non è facile identificare un’unica causa specifica.

Ecco alcune delle cause più comuni del mal di schiena:

1. Problemi muscolari:

    • Strappi muscolari: Sovraccarico o movimenti bruschi possono causare stiramenti o strappi dei muscoli della schiena.
    • Tensioni muscolari: Stress, posture scorrette e mancanza di esercizio fisico possono causare tensioni e spasmi muscolari.
    • Punti trigger: Noduli dolorosi nei muscoli che possono causare dolore irradiato ad altre zone.

2. Problemi alle articolazioni:

    • Artrosi: Usura della cartilagine articolare, che può colpire anche le articolazioni della colonna vertebrale.
    • Ernia del disco: Fuoriuscita del nucleo polposo del disco intervertebrale, che può comprimere i nervi spinali.
    • Spondilolistesi: Scivolamento di una vertebra sull’altra.
    • Stenosi spinale: Restringimento del canale spinale, che può comprimere il midollo spinale o i nervi spinali.

3. Problemi ossei:

    • Osteoporosi: Diminuzione della densità ossea, che può aumentare il rischio di fratture vertebrali.
    • Scoliosi: Curvatura anomala della colonna vertebrale.
    • Cifosi: Curvatura eccessiva della colonna vertebrale nella zona dorsale (“gobba”).
    • Lordosi: Curvatura eccessiva della colonna vertebrale nella zona lombare.

4. Altre cause:

    • Posture scorrette: Mantenere posizioni scorrette per lungo tempo, come stare seduti alla scrivania o sollevare oggetti pesanti in modo errato.
    • Sedentarietà: La mancanza di attività fisica può indebolire i muscoli della schiena e aumentare il rischio di mal di schiena.
    • Sovrappeso e obesità: L’eccesso di peso corporeo può sovraccaricare la colonna vertebrale.
    • Stress e ansia: Possono contribuire alla tensione muscolare e al dolore.
    • Fumo: Può ridurre l’apporto di sangue ai dischi intervertebrali, accelerandone la degenerazione.
    • Gravidanza: I cambiamenti ormonali e l’aumento di peso durante la gravidanza possono causare mal di schiena.
    • Malattie infiammatorie: Artrite reumatoide, spondilite anchilosante.
    • Infezioni: Osteomielite (infezione dell’osso), discite (infezione del disco intervertebrale).
    • Tumori: Raramente, il mal di schiena può essere causato da tumori della colonna vertebrale o di altri organi.

Prevenire il mal di schiena è fondamentale per mantenere una buona qualità di vita e godere di piena mobilità. Ecco alcuni consigli utili per proteggere la tua schiena e ridurre il rischio di dolore:

1. Mantenere una postura corretta:

    • Seduti: Siediti con la schiena dritta e le spalle rilassate, utilizzando una sedia con supporto lombare. Assicurati che i piedi siano appoggiati a terra o su un poggiapiedi. Alzati e muoviti ogni 30 minuti circa.
    • In piedi: Mantieni una postura eretta, con il peso distribuito equamente su entrambi i piedi. Evita di incurvare la schiena o di tenere le spalle curve.
    • Sollevare pesi: Piega le ginocchia e mantieni la schiena dritta quando sollevi oggetti pesanti. Avvicina l’oggetto al corpo e usa la forza delle gambe per sollevarlo, non quella della schiena.
    • Dormire: Dormi su un materasso di buona qualità che supporti la colonna vertebrale. Scegli un cuscino che mantenga la testa e il collo allineati con la colonna vertebrale.

2. Fare esercizio fisico regolarmente:

    • Rafforzare i muscoli: Esercizi specifici per rafforzare i muscoli della schiena, dell’addome e delle gambe aiutano a sostenere la colonna vertebrale.
    • Migliorare la flessibilità: Stretching e yoga possono migliorare la flessibilità e la mobilità della schiena.
    • Attività aerobica: Camminata, nuoto, ciclismo aiutano a mantenere un peso sano e a migliorare la circolazione.

3. Mantenere un peso sano:

    • Perdere peso: Se sei in sovrappeso o obeso, perdere anche solo pochi chili può ridurre significativamente il carico sulla colonna vertebrale.

4. Smettere di fumare:

    • Migliorare la circolazione: Il fumo riduce l’apporto di sangue ai dischi intervertebrali, accelerandone la degenerazione. Smettere di fumare può migliorare la salute della colonna vertebrale.

5. Gestire lo stress:

    • Tecniche di rilassamento: Stress e ansia possono contribuire alla tensione muscolare e al dolore. Pratica tecniche di rilassamento, come la meditazione, lo yoga o la respirazione profonda.

6. Adottare altre misure preventive:

    • Evitare movimenti bruschi e torsioni.
    • Utilizzare scarpe comode con un buon supporto.
    • Evitare di stare seduti o in piedi per lunghi periodi nella stessa posizione.
    • Dormire a sufficienza.
    • Seguire una dieta sana ed equilibrata.
    • Sollevare oggetti pesanti con cautela.
    • Utilizzare tecniche di sollevamento corrette.

Sebbene il mal di schiena sia un disturbo comune che spesso si risolve da solo, ci sono situazioni in cui è fondamentale consultare un medico. Ecco alcuni segnali d’allarme che non dovresti ignorare:

1. Dolore intenso o persistente:

    • Se il dolore è molto forte e ti impedisce di svolgere le normali attività quotidiane.
    • Se il dolore non migliora dopo alcuni giorni di riposo e trattamenti domiciliari (come l’applicazione di ghiaccio o l’assunzione di antidolorifici da banco).
    • Se il dolore peggiora progressivamente nel tempo.

2. Irradiazione del dolore:

    • Se il dolore si irradia alle gambe, seguendo il percorso del nervo sciatico (sciatica).
    • Se il dolore è accompagnato da intorpidimento, formicolio o debolezza agli arti inferiori.

3. Sintomi associati:

    • Febbre.
    • Perdita di peso inspiegabile.
    • Difficoltà a urinare o a defecare.
    • Disfunzione erettile.

4. Trauma:

    • Se il mal di schiena è insorto dopo una caduta, un incidente o un altro trauma.

5. Storia di tumori:

    • Se hai una storia personale di tumori o se hai familiarità per tumori della colonna vertebrale.

6. Età:

    • Se hai meno di 20 anni o più di 50 anni e sviluppi mal di schiena per la prima volta.

7. Fattori di rischio:

    • Se hai fattori di rischio per malattie della colonna vertebrale, come l’osteoporosi, l’artrite reumatoide o la spondilite anchilosante.

8. Dubbi o preoccupazioni:

    • Se hai qualsiasi dubbio o preoccupazione sul tuo mal di schiena, è sempre meglio consultare un medico per una valutazione.

A quale medico rivolgersi:

    • Medico di base: Può effettuare una prima valutazione e, se necessario, indirizzarti a uno specialista.
    • Ortopedico: Specializzato in problemi muscolo-scheletrici, come fratture, ernie del disco, stenosi spinale.
    • Fisiatra: Specializzato in riabilitazione e trattamento del dolore.
    • Reumatologo: Specializzato in malattie infiammatorie e autoimmuni, come l’artrite reumatoide e la spondilite anchilosante.
    • Neurochirurgo: Specializzato in interventi chirurgici alla colonna vertebrale.

SOSTITUZIONE ARTICOLARE

La sostituzione articolare, detta anche artroplastica, è una procedura chirurgica in cui un’articolazione danneggiata viene sostituita con una protesi artificiale. Le articolazioni più comunemente sostituite sono l’anca, il ginocchio e la spalla, ma anche altre articolazioni come il gomito, la caviglia e le dita possono essere sottoposte a questo intervento.

Quando è necessaria la sostituzione articolare?

La sostituzione articolare è generalmente considerata quando il dolore e la disabilità articolare sono gravi e non rispondono più ai trattamenti conservativi, come farmaci, fisioterapia e infiltrazioni.

Le principali condizioni che possono portare alla necessità di una sostituzione articolare sono:

    • Artrosi: È la causa più comune di sostituzione articolare. L’artrosi è una malattia degenerativa che causa l’usura della cartilagine articolare, provocando dolore, rigidità e limitazione funzionale.
    • Artrite reumatoide: Una malattia autoimmune che causa infiammazione cronica delle articolazioni, portando a dolore, gonfiore e deformità.
    • Artrite post-traumatica: Artrite che si sviluppa a seguito di una lesione articolare, come una frattura o una distorsione grave.
    • Necrosi avascolare: Morte del tessuto osseo a causa di un’interruzione dell’apporto di sangue.
    • Altre condizioni: Fratture complesse, deformità congenite, tumori ossei.

Sintomi che indicano la necessità di una sostituzione articolare:

    • Dolore articolare grave e persistente: Dolore che non si allevia con il riposo e interferisce con le attività quotidiane, come camminare, salire le scale o dormire.
    • Rigidità articolare: Difficoltà a muovere l’articolazione, con conseguente limitazione della mobilità.
    • Gonfiore e deformità articolare: Accumulo di liquido nell’articolazione e alterazione della forma dell’articolazione.
    • Instabilità articolare: Sensazione che l’articolazione “ceda” o si sposti dalla sua posizione naturale.
    • Limitazioni funzionali: Difficoltà a svolgere le attività quotidiane, come vestirsi, lavarsi o cucinare.

Benefici della sostituzione articolare:

    • Riduzione del dolore: La sostituzione articolare può alleviare significativamente il dolore articolare, migliorando la qualità di vita del paziente.
    • Miglioramento della mobilità: La nuova articolazione permette di recuperare la mobilità e la funzionalità, consentendo di svolgere le attività quotidiane con maggiore facilità.
    • Correzione delle deformità: L’intervento può correggere eventuali deformità articolari, migliorando l’aspetto estetico e la funzione dell’arto.

Rischi della sostituzione articolare:

Come ogni intervento chirurgico, la sostituzione articolare comporta alcuni rischi, tra cui:

    • Infezione.
    • Trombosi venosa profonda.
    • Embolia polmonare.
    • Lussazione della protesi.
    • Allentamento della protesi.
    • Usura della protesi.
    • Danni ai nervi o ai vasi sanguigni.

Decisione di sottoporsi all’intervento:

La decisione di sottoporsi a una sostituzione articolare deve essere presa dopo un’attenta valutazione dei benefici e dei rischi, in collaborazione con l’ortopedico. Il medico valuterà le condizioni del paziente, le sue aspettative e le alternative terapeutiche disponibili, per individuare la soluzione più adatta.

La durata di una protesi articolare è una delle principali preoccupazioni dei pazienti che si sottopongono a questo intervento.

Fortunatamente, le protesi articolari moderne sono molto resistenti e durature. In generale, si stima che il 90% delle protesi di anca e di ginocchio duri dai 15 ai 20 anni. Tuttavia, la durata effettiva può variare in base a diversi fattori:

Fattori che influenzano la durata di una protesi:

    • Età del paziente: I pazienti più giovani tendono a “consumare” la protesi più velocemente, a causa di una maggiore attività fisica.
    • Peso corporeo: Un peso corporeo elevato aumenta il carico sulla protesi, accelerandone l’usura.
    • Livello di attività fisica: Un’attività fisica intensa può sollecitare maggiormente la protesi.
    • Tipo di protesi: Esistono diversi tipi di protesi, con materiali e design differenti, che possono avere una durata variabile.
    • Tecnica chirurgica: La corretta implantazione della protesi è fondamentale per la sua durata.
    • Condizioni generali di salute: La presenza di altre patologie, come il diabete o l’osteoporosi, può influenzare la durata della protesi.
    • Adesione del paziente alle indicazioni post-operatorie: Seguire le indicazioni del medico sulla riabilitazione e lo stile di vita può contribuire a prolungare la durata della protesi.

Consigli per prolungare la durata della protesi:

    • Mantenere un peso corporeo sano.
    • Svolgere attività fisica regolare, ma evitando attività ad alto impatto.
    • Seguire le indicazioni del medico sulla riabilitazione.
    • Sottoporsi a controlli periodici.
    • Segnalare al medico qualsiasi sintomo o problema.

Revisione della protesi:

Nel caso in cui la protesi si usuri o si danneggi, può essere necessario un intervento di revisione, in cui la protesi viene sostituita con una nuova.

In conclusione:

Le protesi articolari moderne sono progettate per durare a lungo, ma la loro durata effettiva può variare in base a diversi fattori.

La sostituzione articolare, pur essendo una procedura chirurgica efficace per alleviare il dolore e migliorare la funzionalità articolare, comporta alcuni rischi e potenziali complicanze. È importante essere consapevoli di queste possibili problematiche prima di sottoporsi all’intervento, per poter prendere una decisione informata e consapevole.

Ecco alcune delle complicanze più comuni associate alla sostituzione articolare:

Complicanze intraoperatorie:

    • Fratture: Durante l’intervento, possono verificarsi fratture dell’osso, soprattutto in pazienti con ossa fragili a causa di osteoporosi.
    • Lesioni nervose o vascolari: Possono verificarsi lesioni ai nervi o ai vasi sanguigni circostanti l’articolazione, causando intorpidimento, formicolio o problemi di circolazione.
    • Emorragia: Eccessiva perdita di sangue durante l’intervento.

Complicanze postoperatorie precoci:

    • Infezione: L’infezione della ferita chirurgica o della protesi è una complicanza grave che può richiedere ulteriori interventi chirurgici e terapie antibiotiche prolungate.
    • Trombosi venosa profonda (TVP): Formazione di un coagulo di sangue in una vena profonda, solitamente nella gamba, che può causare dolore, gonfiore e arrossamento. Se il coagulo si sposta nei polmoni, può causare un’embolia polmonare, una condizione potenzialmente fatale.
    • Embolia polmonare: Ostruzione di un’arteria polmonare da parte di un coagulo di sangue, che può causare difficoltà respiratorie, dolore toracico e, nei casi più gravi, arresto cardiaco.
    • Ematoma: Accumulo di sangue nella zona dell’intervento.
    • Sieroma: Accumulo di liquido sieroso nella zona dell’intervento.
    • Dolore: Dolore postoperatorio che può richiedere farmaci antidolorifici.
    • Rigidità: Difficoltà a muovere l’articolazione dopo l’intervento.

Complicanze postoperatorie tardive:

    • Lussazione della protesi: La testa della protesi può uscire dalla sua sede naturale nell’articolazione, causando dolore e instabilità.
    • Allentamento della protesi: La protesi può allentarsi o mobilizzarsi dall’osso, causando dolore e instabilità.
    • Usura della protesi: Con il tempo, i componenti della protesi possono usurarsi, causando dolore e limitazione funzionale.
    • Differenza di lunghezza degli arti: In alcuni casi, l’intervento può causare una leggera differenza di lunghezza tra gli arti inferiori.
    • Reazione allergica ai materiali della protesi: Rara, ma possibile in pazienti sensibili ai metalli.

Fattori di rischio per le complicanze:

    • Età avanzata.
    • Obesità.
    • Diabete.
    • Malattie cardiache o polmonari.
    • Fumo.
    • Sistema immunitario compromesso.
    • Precedenti interventi chirurgici all’articolazione.

FFF