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PROCEDURE CHIRURGICHE IN ENDOCRINOLOGIA

PROCEDURE CHIRURGICHE

NOTE INFORMATIVE
  

Di seguito, troverete un elenco dettagliato e suddiviso per categorie patologiche delle principali procedure chirurgiche adottate in ENDOCRINOLOGIA

1. PROCEDURE CHIRURGICHE NELLE PATOLOGIE DELLA TIROIDE

Descrizione

La tiroidectomia totale è una procedura chirurgica che prevede la rimozione completa della ghiandola tiroide. La tiroide è una ghiandola endocrina a forma di farfalla situata nella parte anteriore del collo, sotto la laringe. Produce ormoni che regolano il metabolismo del corpo.

Indicazioni della procedura

La tiroidectomia totale è indicata nei seguenti casi:

      • Cancro della tiroide: La tiroidectomia totale è il trattamento standard per la maggior parte dei tumori della tiroide.
      • Gozzo multinodulare: Un gozzo multinodulare è un ingrossamento della tiroide causato dalla presenza di più noduli. La tiroidectomia totale può essere indicata se il gozzo causa sintomi come difficoltà a respirare o deglutire, o se c’è il sospetto di cancro.
      • Morbo di Graves: Il morbo di Graves è una malattia autoimmune che causa ipertiroidismo. La tiroidectomia totale può essere un’opzione di trattamento se i farmaci antitiroidei non sono efficaci o se ci sono effetti collaterali.
      • Tiroidite di Hashimoto: La tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune che causa ipotiroidismo. La tiroidectomia totale può essere indicata se la tiroide è molto ingrossata o se ci sono noduli sospetti.

Tecnica della procedura

La tiroidectomia totale viene eseguita in anestesia generale. Il chirurgo pratica un’incisione nella parte anteriore del collo, di solito lungo una piega cutanea naturale per ridurre al minimo la visibilità della cicatrice. I muscoli del collo vengono quindi separati per esporre la ghiandola tiroide. Il chirurgo rimuove con attenzione l’intera tiroide, prestando attenzione a non danneggiare i nervi laringei ricorrenti, che controllano le corde vocali, e le ghiandole paratiroidi, che regolano i livelli di calcio nel sangue.

Esistono diverse tecniche chirurgiche per la tiroidectomia totale, tra cui:

      • Tiroidectomia tradizionale: Questa è la tecnica più comune. Il chirurgo rimuove la tiroide attraverso un’incisione di circa 5-10 cm nella parte anteriore del collo.
      • Tiroidectomia mini-invasiva: Questa tecnica utilizza un’incisione più piccola e strumenti specializzati per ridurre al minimo il trauma chirurgico.
      • Tiroidectomia endoscopica: Questa tecnica utilizza un endoscopio, un tubo sottile con una telecamera, per rimuovere la tiroide attraverso piccole incisioni.
      • Tiroidectomia robotica: Questa tecnica utilizza un sistema robotico per assistere il chirurgo durante l’intervento.

La scelta della tecnica chirurgica dipende da diversi fattori, tra cui le dimensioni e la posizione della tiroide, la presenza di noduli sospetti e le preferenze del chirurgo e del paziente.

Applicazioni della procedura

Oltre alle indicazioni sopra menzionate, la tiroidectomia totale può essere applicata anche in altri casi, come:

      • Linfoma della tiroide: Il linfoma della tiroide è un tumore raro che colpisce il sistema linfatico della tiroide.
      • Metastasi alla tiroide: Le metastasi alla tiroide sono tumori che si sono diffusi alla tiroide da altre parti del corpo.
      • Iperparatiroidismo: L’iperparatiroidismo è una condizione in cui le ghiandole paratiroidi producono troppo ormone paratiroideo. La tiroidectomia totale può essere necessaria se l’iperparatiroidismo è causato da un adenoma paratiroideo situato all’interno della tiroide.

Complicanze

Come ogni intervento chirurgico, la tiroidectomia totale comporta alcuni rischi e possibili complicanze, tra cui:

      • Sanguinamento: Il sanguinamento è una complicanza rara ma potenzialmente grave.
      • Infezione: L’infezione della ferita chirurgica è una complicanza rara.
      • Lesione dei nervi laringei ricorrenti: La lesione dei nervi laringei ricorrenti può causare raucedine, difficoltà a parlare o perdita della voce.
      • Ipoparatiroidismo: L’ipoparatiroidismo è una condizione in cui le ghiandole paratiroidi non producono abbastanza ormone paratiroideo. Questo può causare bassi livelli di calcio nel sangue, che possono portare a crampi muscolari, formicolio e convulsioni.
      • Cicatrice: La cicatrice chirurgica è in genere piccola e ben nascosta, ma in alcuni casi può essere più evidente.

Follow-up

Dopo l’intervento chirurgico, i pazienti dovranno assumere ormoni tiroidei per tutta la vita per sostituire gli ormoni che la tiroide non produce più. I pazienti dovranno anche sottoporsi a controlli regolari per monitorare i livelli di ormoni tiroidei e per verificare eventuali complicanze.

Conclusioni

La tiroidectomia totale è una procedura chirurgica sicura ed efficace per il trattamento di diverse condizioni della tiroide.

La tiroidectomia subtotale è una procedura chirurgica che prevede la rimozione di gran parte della ghiandola tiroide, lasciando in sede una piccola porzione di tessuto tiroideo funzionale.

Indicazioni della procedura

La tiroidectomia subtotale può essere indicata in diverse situazioni, tra cui:

      • Gozzo multinodulare non tossico: ingrossamento della tiroide con presenza di noduli multipli che non producono ormoni tiroidei in eccesso.
      • Morbo di Basedow: malattia autoimmune che causa ipertiroidismo. In alcuni casi, la tiroidectomia subtotale può essere preferita alla tiroidectomia totale per ridurre il rischio di ipotiroidismo post-operatorio.
      • Tumori benigni della tiroide: in alcuni casi selezionati, la tiroidectomia subtotale può essere un’opzione per rimuovere tumori benigni di dimensioni limitate.

Tecnica della procedura

La tiroidectomia subtotale viene eseguita in anestesia generale. Il chirurgo pratica un’incisione trasversale nella parte inferiore del collo, solitamente in una piega cutanea naturale per minimizzare la visibilità della cicatrice. Dopo aver esposto la ghiandola tiroide, il chirurgo procede alla rimozione della porzione desiderata, preservando una piccola quantità di tessuto tiroideo sano, di solito nella parte posteriore, per preservare la funzione della ghiandola e ridurre il rischio di ipotiroidismo post-operatorio. Vengono poi controllati attentamente i vasi sanguigni e i nervi ricorrenti, responsabili del controllo delle corde vocali, per evitare danni. Infine, l’incisione viene chiusa con suture.

Esistono diverse tecniche chirurgiche per eseguire una tiroidectomia subtotale. La scelta della tecnica dipende da diversi fattori, tra cui le dimensioni e la posizione del gozzo, la presenza di noduli, l’esperienza del chirurgo e le preferenze del paziente.

Alcune delle tecniche più comuni includono:

      • Tiroidectomia subtotale bilaterale: rimozione di gran parte di entrambi i lobi tiroidei.
      • Emistiroidectomia con istmectomia: rimozione di un lobo tiroideo e dell’istmo (la parte centrale della tiroide).
      • Tiroidectomia subtotale con conservazione dei nervi ricorrenti: tecnica che mira a preservare i nervi ricorrenti, riducendo il rischio di danni alle corde vocali.

Applicazioni della procedura

La tiroidectomia subtotale è una procedura chirurgica consolidata che offre diversi vantaggi rispetto alla tiroidectomia totale in casi selezionati. I principali benefici includono:

      • Minore rischio di ipotiroidismo post-operatorio: la conservazione di una piccola porzione di tessuto tiroideo funzionale riduce la necessità di terapia ormonale sostitutiva a vita.
      • Minore rischio di danni alle paratiroidi: le paratiroidi sono piccole ghiandole situate vicino alla tiroide che regolano il metabolismo del calcio. La tiroidectomia subtotale riduce il rischio di danneggiare queste ghiandole durante l’intervento.
      • Recupero post-operatorio più rapido: in generale, la tiroidectomia subtotale è associata a un recupero più rapido rispetto alla tiroidectomia totale.

Complicanze

Come ogni intervento chirurgico, la tiroidectomia subtotale comporta alcuni rischi e possibili complicanze, tra cui:

      • Sanguinamento: è possibile che si verifichi un sanguinamento durante o dopo l’intervento.
      • Infezione: la ferita chirurgica può infettarsi.
      • Danni ai nervi ricorrenti: i nervi ricorrenti controllano le corde vocali. Un danno a questi nervi può causare raucedine o perdita della voce.
      • Ipoparatiroidismo: le paratiroidi regolano il metabolismo del calcio. Un danno a queste ghiandole può causare ipocalcemia, con sintomi come formicolio, crampi muscolari e convulsioni.
      • Recidiva del gozzo: in alcuni casi, il gozzo può ripresentarsi dopo l’intervento.

Conclusioni:

La tiroidectomia subtotale è una procedura chirurgica efficace e sicura per il trattamento di diverse condizioni della tiroide.

La lobectomia tiroidea è una procedura chirurgica che prevede la rimozione di uno dei due lobi della ghiandola tiroidea. È un intervento comunemente eseguito in endocrinologia per diverse condizioni che interessano la tiroide.

Indicazioni della Procedura

La lobectomia tiroidea è indicata in diverse situazioni, tra cui:

      • Noduli tiroidei benigni: Quando un nodulo tiroideo è benigno ma causa sintomi come difficoltà di deglutizione o respirazione, o per motivi estetici, la lobectomia può essere un’opzione appropriata.
      • Cisti tiroidee: Le cisti tiroidee che sono grandi, sintomatiche o sospette possono essere rimosse tramite lobectomia.
      • Gozzo multinodulare: In alcuni casi di gozzo multinodulare, la lobectomia può essere preferita alla tiroidectomia totale.
      • Carcinoma tiroideo: La lobectomia può essere un’opzione per il trattamento del carcinoma tiroideo in stadio iniziale, in particolare se il tumore è confinato a un solo lobo e di piccole dimensioni.

Tecnica della Procedura

La lobectomia tiroidea viene eseguita in anestesia generale. Il chirurgo pratica un’incisione nella parte anteriore del collo, solitamente lungo una piega cutanea naturale per minimizzare la visibilità della cicatrice. Attraverso questa incisione, il chirurgo accede alla ghiandola tiroidea e identifica il lobo da rimuovere. Con attenzione, il lobo viene separato dalle strutture circostanti, inclusi i vasi sanguigni, i nervi (in particolare il nervo laringeo ricorrente) e le ghiandole paratiroidi. Una volta isolato, il lobo viene asportato. L’incisione viene quindi chiusa con suture.

Esistono diverse tecniche chirurgiche per eseguire una lobectomia tiroidea:

      • Lobectomia tiroidea tradizionale (open): È la tecnica più comune, che prevede un’incisione di circa 4-6 cm nella parte anteriore del collo.
      • Lobectomia tiroidea mini-invasiva: Utilizza un’incisione più piccola rispetto alla tecnica tradizionale e può essere eseguita con l’ausilio di un endoscopio.
      • Lobectomia tiroidea video-assistita (MIVAT): È una tecnica mini-invasiva che utilizza una piccola incisione e una telecamera per visualizzare il campo operatorio.

La scelta della tecnica chirurgica dipende da diversi fattori, tra cui le dimensioni e la posizione del nodulo, le preferenze del chirurgo e la storia clinica del paziente.

Applicazioni della Procedura

    • Diagnosi: La lobectomia tiroidea permette di ottenere un campione di tessuto tiroideo per l’esame istologico, che è fondamentale per la diagnosi definitiva di molte condizioni tiroidee, incluso il cancro.
    • Trattamento: La lobectomia tiroidea può essere curativa per molte condizioni tiroidee benigne e, in alcuni casi, anche per il carcinoma tiroideo in stadio iniziale.
    • Miglioramento della qualità della vita: La lobectomia tiroidea può alleviare i sintomi causati da noduli o cisti tiroidee, migliorando la qualità della vita del paziente.

Complicanze

Come ogni intervento chirurgico, la lobectomia tiroidea comporta alcuni rischi, tra cui:

      • Sanguinamento:
      • Infezione:
      • Lesione del nervo laringeo ricorrente: Questo nervo controlla le corde vocali, e una sua lesione può causare raucedine o perdita della voce.
      • Ipoparatiroidismo: Le ghiandole paratiroidi, che regolano il livello di calcio nel sangue, si trovano vicino alla tiroide e possono essere accidentalmente danneggiate durante l’intervento.

L’istimotirectomia è una procedura chirurgica in endocrinologia che prevede la rimozione dell’istmo tiroideo, la porzione di tessuto che connette i due lobi della tiroide, e di solito anche di una parte di tessuto tiroideo adiacente.

Indicazioni della procedura

L’istimotirectomia viene eseguita in diverse situazioni cliniche, tra cui:

      • Gozzo nodulare dell’istmo: presenza di noduli benigni o maligni localizzati nell’istmo tiroideo.
      • Cisti dell’istmo: accumulo di liquido all’interno dell’istmo.
      • Tiroidectomia parziale: rimozione di una parte della tiroide, in cui l’istimectomia può essere parte integrante della procedura.
      • Preparazione alla chirurgia delle paratiroidi: in alcuni casi, l’istimectomia può facilitare l’accesso alle paratiroidi durante interventi chirurgici per iperparatiroidismo.
      • Problemi estetici: in rari casi, l’istimectomia può essere eseguita per ridurre le dimensioni di un gozzo visibile nella parte anteriore del collo.

Tecnica della procedura

La tecnica chirurgica per l’istimectomia può variare a seconda delle indicazioni e delle preferenze del chirurgo. In generale, la procedura prevede i seguenti passaggi:

      1. Incisione cutanea: viene praticata un’incisione trasversale nella pelle del collo, al di sopra della cartilagine tiroidea.
      2. Dissezione dei tessuti: i muscoli e i tessuti sottocutanei vengono delicatamente separati per esporre la ghiandola tiroidea.
      3. Identificazione dell’istmo: l’istmo tiroideo viene identificato e isolato dal resto della ghiandola.
      4. Sezione dell’istmo: l’istmo viene sezionato con bisturi o diatermocoagulatore, e i vasi sanguigni vengono legati o cauterizzati.
      5. Rimozione del tessuto: l’istmo e l’eventuale tessuto tiroideo adiacente vengono rimossi.
      6. Emostasi: viene verificata l’assenza di sanguinamento.
      7. Sutura: l’incisione cutanea viene chiusa con suture.

Applicazioni della procedura

L’istimotirectomia è una procedura chirurgica sicura ed efficace per il trattamento di diverse condizioni che interessano l’istmo tiroideo. Le principali applicazioni includono:

      • Trattamento del gozzo nodulare: l’istimectomia consente di rimuovere i noduli tiroidei localizzati nell’istmo, sia benigni che maligni.
      • Risoluzione delle cisti: l’istimectomia permette di eliminare le cisti dell’istmo, prevenendo la loro recidiva.
      • Facilitazione della chirurgia paratiroidea: l’istimectomia può migliorare l’accesso alle paratiroidi durante interventi chirurgici per iperparatiroidismo.
      • Miglioramento estetico: in alcuni casi, l’istimectomia può ridurre le dimensioni di un gozzo visibile, migliorando l’aspetto estetico del collo.

Complicanze

Come ogni intervento chirurgico, l’istimectomia può comportare alcune complicanze, sebbene rare. Le più comuni includono:

      • Sanguinamento: può verificarsi un sanguinamento durante o dopo l’intervento, richiedendo un’ulteriore emostasi.
      • Infezione: la ferita chirurgica può infettarsi, richiedendo una terapia antibiotica.
      • Lesione del nervo laringeo ricorrente: questo nervo controlla le corde vocali, e la sua lesione può causare raucedine o difficoltà respiratorie.
      • Ipoparatiroidismo: la rimozione accidentale delle paratiroidi può causare ipocalcemia, con sintomi come crampi muscolari e formicolio.

Conclusioni:

L’istimotirectomia è una procedura chirurgica sicura ed efficace per il trattamento di diverse condizioni che interessano l’istmo tiroideo.

La linfadenectomia del compartimento centrale (LCC) è una procedura chirurgica che prevede la rimozione dei linfonodi situati nella regione centrale del collo, in prossimità della ghiandola tiroidea. Questa procedura viene spesso eseguita in concomitanza con la tiroidectomia, ovvero l’asportazione della tiroide, in caso di carcinoma tiroideo.

Descrizione della Procedura

La LCC comporta l’asportazione del tessuto linfonodale e del tessuto fibroadiposo che si trovano tra i due muscoli sternocleidomastoidei, dalla cartilagine cricoide all’incisura sovrasternale. I linfonodi del compartimento centrale sono classificati in sei livelli in base alla loro posizione anatomica:

      • Livello VI: Linfonodi prelaringei (delphian)
      • Livello VII: Linfonodi pretracheali
      • Livello VIII: Linfonodi paratracheali

Indicazioni della Procedura

Le principali indicazioni per la LCC in chirurgia tiroidea sono:

      • Carcinoma tiroideo papillare o follicolare: La LCC è raccomandata in caso di tumori di grandi dimensioni (>4 cm), presenza di metastasi linfonodali evidenti all’esame preoperatorio (ecografia, TAC) o intraoperatorio, invasione della capsula tiroidea o estensione extratiroidea del tumore.
      • Carcinoma tiroideo midollare: La LCC è sempre indicata in caso di carcinoma midollare, indipendentemente dalle dimensioni del tumore o dalla presenza di metastasi linfonodali, a causa dell’elevata tendenza di questo tipo di tumore a metastatizzare nei linfonodi del compartimento centrale.

Tecnica della Procedura

La LCC viene generalmente eseguita attraverso la stessa incisione cervicale utilizzata per la tiroidectomia. Dopo aver esposto la ghiandola tiroidea, il chirurgo procede alla dissezione e all’asportazione del tessuto linfonodale del compartimento centrale, prestando particolare attenzione a preservare le strutture anatomiche adiacenti, come i nervi laringei ricorrenti e le paratiroidi.

Esistono diverse tecniche chirurgiche per la LCC, tra cui:

      • Linfadenectomia “selettiva”: prevede la rimozione solo dei linfonodi sospetti o clinicamente evidenti.
      • Linfadenectomia “compartimentale”: prevede la rimozione di tutti i linfonodi del compartimento centrale, indipendentemente dal loro aspetto.

La scelta della tecnica chirurgica dipende dalle caratteristiche del tumore, dalle condizioni del paziente e dalle preferenze del chirurgo.

Applicazioni della Procedura

La LCC in chirurgia tiroidea ha diverse applicazioni:

      • Stadiazione accurata del tumore: la rimozione dei linfonodi del compartimento centrale consente di determinare con maggiore precisione lo stadio del tumore e di pianificare il trattamento postoperatorio (terapia radiometabolica con iodio-131, terapia ormonale soppressiva).
      • Riduzione del rischio di recidiva: la LCC può ridurre il rischio di recidiva del tumore, soprattutto nei pazienti con carcinoma midollare o con carcinoma papillare/follicolare ad alto rischio.
      • Miglioramento della sopravvivenza: in alcuni studi, la LCC è stata associata a un miglioramento della sopravvivenza nei pazienti con carcinoma tiroideo.

Complicanze

Come ogni intervento chirurgico, la LCC può comportare alcune complicanze, tra cui:

      • Lesione dei nervi laringei ricorrenti: può causare raucedine, difficoltà respiratorie o paralisi delle corde vocali.
      • Ipoparatiroidismo: può causare bassi livelli di calcio nel sangue, con sintomi come formicolio, crampi muscolari e convulsioni.
      • Sanguinamento: può richiedere trasfusioni di sangue o reintervento chirurgico.
      • Infezione: può essere trattata con antibiotici.
      • Linfedema: può causare gonfiore del collo e del viso.

Conclusioni:

La LCC è una procedura chirurgica sicura ed efficace che può migliorare la stadiazione del tumore, ridurre il rischio di recidiva e migliorare la sopravvivenza nei pazienti con carcinoma tiroideo

Definizione

La linfadenectomia del compartimento laterale (LCL) in chirurgia tiroidea è una procedura chirurgica che prevede la rimozione dei linfonodi situati nel compartimento laterale del collo, ovvero la regione anatomica che si estende dal muscolo sternocleidomastoideo alla clavicola, e dalla mandibola all’osso ioide. Questa procedura è spesso associata alla tiroidectomia, ovvero l’asportazione della ghiandola tiroide, in caso di carcinoma tiroideo.

Indicazioni della procedura

La LCL è indicata nei seguenti casi:

      • Presenza di metastasi linfonodali laterocervicali clinicamente evidenti o sospette in pazienti con carcinoma tiroideo differenziato (papillare o follicolare). Le metastasi possono essere evidenziate mediante esami preoperatori come l’ecografia del collo, la TAC o la RMN.
      • Carcinoma tiroideo indifferenziato o midollare. In questi casi, la LCL è spesso raccomandata a scopo profilattico, anche in assenza di metastasi evidenti, a causa dell’elevata probabilità di diffusione linfonodale.
      • Recidiva di carcinoma tiroideo nel compartimento laterale. La LCL può essere necessaria in caso di ricomparsa del tumore nei linfonodi laterocervicali dopo un precedente intervento chirurgico.

Descrizione della Tecnica della procedura

La LCL viene eseguita in anestesia generale. L’incisione cutanea è generalmente la stessa utilizzata per la tiroidectomia, estesa verso l’alto lungo il margine anteriore del muscolo sternocleidomastoideo. La procedura prevede la rimozione del tessuto adiposo e linfonodale del compartimento laterale, con l’obiettivo di asportare tutti i linfonodi potenzialmente interessati dalla malattia.

Durante l’intervento, il chirurgo deve prestare particolare attenzione a preservare le strutture anatomiche importanti presenti nel compartimento laterale, come il nervo accessorio spinale, il nervo vago, la vena giugulare interna e l’arteria carotide. La lesione di queste strutture può causare complicanze postoperatorie come la paralisi del muscolo trapezio, la disfonia, la sindrome di Horner e la difficoltà di deglutizione.

Applicazioni della procedura

La LCL ha diverse applicazioni in chirurgia tiroidea:

      • Stadiazione: La rimozione dei linfonodi laterocervicali consente di determinare con maggiore precisione lo stadio del carcinoma tiroideo, ovvero l’estensione della malattia.
      • Controllo locoregionale: La LCL contribuisce a ridurre il rischio di recidiva del tumore nel compartimento laterale.
      • Miglioramento della sopravvivenza: In alcuni casi, la LCL può migliorare la sopravvivenza dei pazienti con carcinoma tiroideo, soprattutto in presenza di metastasi linfonodali.

Complicanze:

Come ogni intervento chirurgico, la LCL può comportare alcune complicanze, tra cui:

      • Sieroma: accumulo di liquido sieroso nella zona operata.
      • Ematoma: raccolta di sangue nella zona operata.
      • Infezione: sviluppo di un’infezione nella ferita chirurgica.
      • Lesione del nervo accessorio spinale: può causare paralisi del muscolo trapezio, con conseguente difficoltà a sollevare il braccio e a ruotare la testa.
      • Lesione del nervo vago: può causare disfonia (raucedine) e difficoltà di deglutizione.
      • Lesione della vena giugulare interna: può causare sanguinamento.
      • Lesione dell’arteria carotide: può causare ictus.
      • Linfedema: gonfiore del braccio causato dall’accumulo di linfa.

2. PROCEDURE CHIRURGICHE NELLE PATOLOGIE DEL PANCREAS ENDOCRINO

Definizione

L’enucleazione di un tumore del pancreas è una procedura chirurgica che prevede la rimozione di una lesione pancreatica benigna o a bassa malignità (come un insulinoma o un gastrinoma) senza resecare il tessuto pancreatico circostante. In sostanza, il tumore viene “sbucciato” dal pancreas, preservando la funzionalità dell’organo.

Indicazioni della procedura

L’enucleazione è indicata in un numero limitato di casi, tra cui:

      • Tumori benigni o a bassa malignità: Insulinomi, gastrinomi, glucagonomi, VIPomi e altri tumori neuroendocrini del pancreas.
      • Lesioni di piccole dimensioni: Generalmente minori di 2 cm di diametro.
      • Lesioni superficiali: Facilmente accessibili e distanti dal dotto pancreatico principale.
      • Pazienti con un buon stato di salute generale.

Controindicazioni:

      • Tumori maligni con elevato rischio di metastasi.
      • Lesioni di grandi dimensioni o in prossimità di vasi sanguigni importanti.
      • Lesioni che coinvolgono il dotto pancreatico principale.
      • Pazienti con gravi comorbidità.

Tecnica della procedura

    1. Accesso: L’intervento può essere eseguito tramite laparotomia (incisione addominale) o laparoscopia (piccole incisioni con l’ausilio di una telecamera).
    2. Esplorazione: Il chirurgo esplora il pancreas per identificare la lesione e valutare la sua posizione, dimensione e rapporto con le strutture circostanti.
    3. Enucleazione: Utilizzando strumenti di dissezione, il chirurgo separa delicatamente il tumore dal tessuto pancreatico sano.
    4. Emostasi: Il chirurgo controlla attentamente eventuali sanguinamenti.
    5. Controllo del dotto pancreatico: Se necessario, viene eseguita una pancreatografia intraoperatoria per verificare l’integrità del dotto pancreatico principale.
    6. Chiusura: La ferita chirurgica viene chiusa con suture.

Applicazioni della procedura

L’enucleazione offre diversi vantaggi rispetto alle resezioni pancreatiche più estese:

      • Preservazione della funzionalità pancreatica: Riduce il rischio di diabete e insufficienza pancreatica esocrina.
      • Minore invasività: Riduce il dolore postoperatorio, le complicanze e i tempi di recupero.
      • Migliore qualità di vita: Consente un ritorno più rapido alle normali attività.

Complicanze:

Sebbene generalmente sicura, l’enucleazione può comportare alcune complicanze, tra cui:

      • Fistola pancreatica: Fuoriuscita di succo pancreatico dalla ferita chirurgica.
      • Pancreatite: Infiammazione del pancreas.
      • Emorragia.
      • Infezione.

Follow-up

Dopo l’intervento, è necessario un follow-up regolare per monitorare la funzionalità pancreatica e la presenza di eventuali recidive.

Definizione

La pancreasectomia distale è una procedura chirurgica che prevede la rimozione della porzione distale del pancreas, che comprende il corpo e la coda dell’organo. Spesso, questa procedura include anche la rimozione della milza (splenectomia) a causa della stretta vicinanza anatomica e vascolare tra i due organi.

Indicazioni della procedura

La pancreasectomia distale è indicata principalmente per il trattamento di lesioni benigne o maligne localizzate nel corpo e/o nella coda del pancreas.

Queste includono:

      • Tumori:
          • Adenocarcinoma duttale pancreatico
          • Tumori neuroendocrini pancreatici (TNEP)
          • Tumori cistici del pancreas (ad es., cistadenoma sieroso, cistadenoma mucinoso)
          • Altri tumori solidi pseudopapillari
      • Pancreatite cronica:
          • Pancreatite cronica focale o segmentale con dolore intrattabile
          • Pseudocisti pancreatiche complicate
      • Traumi:
          • Lesioni traumatiche del corpo e/o della coda del pancreas
      • Altre condizioni:
          • Iperinsulinismo congenito focale
          • Gastrinoma

Descrizione della Tecnica della procedura

La pancreasectomia distale può essere eseguita con diverse tecniche chirurgiche:

      • Laparotomia: Approccio chirurgico tradizionale con una incisione addominale più ampia.
      • Laparoscopia: Approccio mini-invasivo con piccole incisioni e l’utilizzo di una telecamera e strumenti chirurgici specializzati.
      • Chirurgia robotica: Simile alla laparoscopia, ma con l’ausilio di un sistema robotico che offre maggiore precisione e destrezza al chirurgo.

Indipendentemente dall’approccio scelto, la procedura generalmente prevede i seguenti passaggi:

      1. Esplorazione e valutazione: Il chirurgo esplora la cavità addominale per valutare l’estensione della malattia e l’anatomia del pancreas e degli organi circostanti.
      2. Dissezione e mobilizzazione: Il pancreas viene delicatamente separato dalle strutture adiacenti, come lo stomaco, il colon trasverso, la milza e i vasi sanguigni principali.
      3. Legatura e sezione dei vasi sanguigni: I vasi sanguigni che irrorano il corpo e la coda del pancreas vengono accuratamente legati e sezionati.
      4. Resezione del pancreas: Il pancreas viene sezionato a livello del collo o del corpo, a seconda dell’estensione della lesione.
      5. Gestione del dotto pancreatico: Il dotto pancreatico residuo può essere chiuso con suture, clips o colla chirurgica.
      6. Rimozione della milza (se indicata): La milza viene rimossa se è coinvolta dalla malattia o se la sua vascolarizzazione è compromessa dalla resezione pancreatica.
      7. Controllo dell’emostasi: Il chirurgo verifica attentamente l’assenza di sanguinamento.
      8. Posizionamento di drenaggi: Drenaggi chirurgici possono essere posizionati nella cavità addominale per raccogliere eventuali fluidi o secrezioni.
      9. Chiusura della parete addominale: Le incisioni chirurgiche vengono chiuse con suture o staples.

Applicazioni della procedura

Come accennato in precedenza, la pancreasectomia distale trova applicazione in una varietà di condizioni che interessano il corpo e la coda del pancreas. La scelta della tecnica chirurgica (laparotomia, laparoscopia o robotica) dipende da diversi fattori, tra cui l’esperienza del chirurgo, le caratteristiche del paziente, la dimensione e la localizzazione della lesione.

Considerazioni aggiuntive

    • La pancreasectomia distale è un intervento chirurgico maggiore che può essere associato a complicanze come sanguinamento, infezioni, fistole pancreatiche, diabete mellito e insufficienza pancreatica esocrina.
    • Il recupero postoperatorio può variare da paziente a paziente, ma in genere richiede un ricovero ospedaliero di alcuni giorni e un periodo di convalescenza a casa di diverse settimane.
    • I pazienti sottoposti a pancreasectomia distale necessitano di un follow-up a lungo termine per monitorare la loro salute e individuare eventuali complicanze tardive.

Definizione

La duodenocefalopancreasectomia, comunemente nota come intervento di Whipple, è una procedura chirurgica complessa che prevede la rimozione della testa del pancreas, del duodeno, della colecisti e del dotto biliare comune. In alcuni casi, può essere necessaria anche l’asportazione di una porzione dello stomaco (antro pilorico) e di parte del digiuno. L’intervento prende il nome dal chirurgo americano Allen Oldfather Whipple, che lo eseguì per la prima volta nel 1935.

Indicazioni della procedura

L’intervento di Whipple è principalmente indicato per il trattamento di tumori maligni che originano nella testa del pancreas, nella papilla di Vater (dove il dotto biliare comune e il dotto pancreatico si uniscono per entrare nel duodeno) o nel duodeno.
Altre indicazioni meno frequenti includono:

      • Tumori benigni del pancreas
      • Pancreatite cronica con complicanze
      • Traumi al pancreas
      • Adenomi periampullari
      • Cisti del coledoco

Descrizione della Tecnica della procedura:

L’intervento di Whipple è una procedura complessa che richiede un’équipe chirurgica esperta e può durare diverse ore. Le fasi principali dell’intervento sono:

    1. Laparotomia: incisione addominale per accedere agli organi interessati.
    2. Esplorazione: valutazione della cavità addominale per determinare l’estensione del tumore e l’eventuale presenza di metastasi.
    3. Dissezione: isolamento e mobilizzazione della testa del pancreas, del duodeno, della colecisti e del dotto biliare comune.
    4. Resezione: rimozione degli organi interessati.
    5. Ricostruzione: creazione di nuove connessioni tra gli organi rimanenti per ripristinare la continuità del tratto digestivo e del flusso biliare. Questa fase prevede tre anastomosi:
        • Pancreatico-digiunale: connessione del dotto pancreatico residuo con il digiuno.
        • Coledoco-digiunale: connessione del dotto biliare comune residuo con il digiuno.
        • Gastro-digiunale: connessione dello stomaco (o del duodeno residuo) con il digiuno.

Applicazioni della procedura

Come accennato in precedenza, l’applicazione principale dell’intervento di Whipple è il trattamento dei tumori maligni che interessano la testa del pancreas, la papilla di Vater o il duodeno. La sopravvivenza a lungo termine dopo l’intervento dipende da diversi fattori, tra cui lo stadio del tumore, la presenza di metastasi, l’età e le condizioni generali del paziente.

Negli ultimi anni, grazie ai progressi nella tecnica chirurgica e nella gestione post-operatoria, la mortalità associata all’intervento di Whipple si è significativamente ridotta, attestandosi intorno al 2-5% nei centri di alta specializzazione.

Considerazioni aggiuntive

    • L’intervento di Whipple è una procedura complessa con possibili complicanze, tra cui pancreatite, fistole (perdite di fluidi dalle anastomosi), emorragie e infezioni.
    • La preparazione all’intervento prevede una valutazione accurata del paziente, inclusi esami del sangue, esami di imaging (TC, risonanza magnetica) e, in alcuni casi, una biopsia.
    • Dopo l’intervento, il paziente necessita di un periodo di degenza ospedaliera e di un follow-up regolare per monitorare la guarigione e l’eventuale ricomparsa del tumore.

Definizione

La pancreasectomia totale è una procedura chirurgica maggiore che prevede la rimozione completa del pancreas. A causa delle strette relazioni anatomiche e funzionali, l’intervento include anche la rimozione di altri organi, tra cui:

      • Duodeno
      • Colecisti
      • Dotto biliare comune
      • Spesso la milza

Indicazioni della Procedura

La pancreasectomia totale è indicata in diverse condizioni, tra cui:

      • Tumori pancreatici:
          • Tumori maligni che coinvolgono diffusamente il pancreas, rendendo impossibile una resezione parziale.
          • Tumori benigni con alto rischio di trasformazione maligna o che causano sintomi significativi.
          • Tumori neuroendocrini pancreatici (NET) multifocali o con comportamento aggressivo.
      • Pancreatite cronica:
          • Nei casi gravi e refrattari alla terapia medica, con dolore intrattabile, ostruzione duttale o complicanze come pseudocisti o ascessi.
      • Cisti pancreatiche:
          • Cisti con caratteristiche sospette per malignità o che causano sintomi significativi.
      • Traumi pancreatici:
          • Lesioni gravi del pancreas che non possono essere riparate.
      • Complicanze di altre procedure chirurgiche:
          • Emorragia o fistola pancreatica dopo interventi sul pancreas.

Tecnica della Procedura

La pancreasectomia totale è un intervento complesso che richiede un’elevata esperienza chirurgica. La procedura può essere eseguita con diverse tecniche, tra cui:

      • Laparotomia: Approccio tradizionale con incisione addominale.
      • Laparoscopia: Approccio mini-invasivo con piccole incisioni e l’utilizzo di una telecamera.
      • Chirurgia robotica: Approccio mini-invasivo con l’ausilio di un sistema robotico.

La scelta della tecnica dipende da diversi fattori, tra cui l’esperienza del chirurgo, le condizioni del paziente e le caratteristiche della patologia.

Descrizione della Tecnica:

      1. Esplorazione: Il chirurgo esplora la cavità addominale per valutare l’estensione della malattia e l’anatomia del pancreas e degli organi circostanti.
      2. Dissezione: Il pancreas viene accuratamente isolato dai vasi sanguigni e dagli altri organi. Vengono sezionati il dotto pancreatico, il dotto biliare comune e il duodeno.
      3. Rimozione: Il pancreas, insieme agli altri organi previsti, viene rimosso.
      4. Ricostruzione: Vengono create nuove connessioni tra lo stomaco, il dotto biliare e l’intestino tenue per ripristinare la continuità del tratto digestivo.
      5. Chiusura: L’incisione addominale viene chiusa.

Applicazioni della Procedura

    • Controllo della malattia: La pancreasectomia totale è spesso l’unico trattamento curativo per i tumori pancreatici maligni.
    • Miglioramento della qualità della vita: La procedura può alleviare il dolore e migliorare la qualità della vita nei pazienti con pancreatite cronica o altre condizioni pancreatiche.

Complicanze

La pancreasectomia totale è un intervento maggiore con un rischio significativo di complicanze, tra cui:

    • Fistola pancreatica: Fuoriuscita di succo pancreatico dalla linea di sutura.
    • Emorragia: Sanguinamento durante o dopo l’intervento.
    • Infezione: Infezione della ferita chirurgica o degli organi addominali.
    • Diabete mellito: Rimozione completa del pancreas causa diabete, che richiede trattamento con insulina.
    • Malassorbimento: Rimozione del pancreas può causare difficoltà nella digestione e nell’assorbimento dei nutrienti.

Conclusioni:

La pancreasectomia totale è una procedura chirurgica complessa ma efficace per il trattamento di diverse condizioni pancreatiche.

3. PROCEDURE CHIRURGICHE NELLE PATOLOGIE DELLA IPOFISI

Definizione

L’ipofisectomia transnasale trans-sfenoidale (ITTS) è una procedura chirurgica mini-invasiva utilizzata per rimuovere tumori o lesioni che interessano la ghiandola pituitaria, situata alla base del cervello. L’approccio chirurgico avviene attraverso le cavità nasali e il seno sfenoidale, evitando incisioni esterne sul viso o sul cranio.

Indicazioni della procedura

L’ITTS è indicata principalmente per il trattamento di:

      • Adenomi ipofisari: tumori benigni che originano dalla ghiandola pituitaria. Questi possono essere secernenti (producono ormoni in eccesso, causando condizioni come la malattia di Cushing o l’acromegalia) o non secernenti (non producono ormoni, ma possono causare sintomi compressivi sulle strutture circostanti).
      • Cisti ipofisarie: accumuli di liquido all’interno della ghiandola pituitaria.
      • Altri tumori della regione sellare: come craniofaringiomi, meningiomi o cordomi.
      • Malattie granulomatose: come la sarcoidosi o l’istiocitosi a cellule di Langerhans, che possono interessare la ghiandola pituitaria.

Descrizione della Tecnica della procedura:

      1. Anestesia: La procedura viene eseguita in anestesia generale.
      2. Posizionamento: Il paziente viene posizionato supino sul tavolo operatorio, con la testa leggermente sollevata.
      3. Approccio transnasale: Il chirurgo introduce un endoscopio (un tubo sottile con una telecamera) o un microscopio operatorio attraverso una narice.
      4. Accesso al seno sfenoidale: Attraverso la cavità nasale, il chirurgo raggiunge il seno sfenoidale, una cavità ossea situata alla base del cranio.
      5. Apertura del seno sfenoidale: Viene creata un’apertura nella parete anteriore del seno sfenoidale per accedere alla sella turcica, la struttura ossea che contiene la ghiandola pituitaria.
      6. Rimozione della lesione: Il chirurgo rimuove il tumore o la lesione ipofisaria con strumenti microchirurgici.
      7. Chiusura: L’apertura nel seno sfenoidale viene chiusa e le cavità nasali vengono tamponate.

Applicazioni della procedura

    • Trattamento di tumori ipofisari: L’ITTS è il trattamento di scelta per la maggior parte degli adenomi ipofisari. Consente la rimozione completa del tumore nella maggior parte dei casi, con un basso tasso di complicanze.
    • Decompressione del chiasma ottico: In caso di tumori ipofisari di grandi dimensioni che comprimono il chiasma ottico (la struttura nervosa che incrocia le fibre dei nervi ottici), l’ITTS può essere eseguita per alleviare la pressione e ripristinare la vista.
    • Diagnosi istologica: In alcuni casi, l’ITTS può essere eseguita per ottenere un campione di tessuto ipofisario per la diagnosi istologica.

Vantaggi dell’ITTS rispetto ad altri approcci chirurgici

    • Mini-invasività: L’ITTS non richiede incisioni esterne, riducendo il dolore postoperatorio e il rischio di infezioni.
    • Migliore visualizzazione: L’uso dell’endoscopio o del microscopio operatorio consente una migliore visualizzazione della ghiandola pituitaria e delle strutture circostanti.
    • Minori complicanze: L’ITTS è associata a un minor rischio di complicanze rispetto ad altri approcci chirurgici, come l’approccio transcranico.
    • Recupero più rapido: I pazienti sottoposti a ITTS generalmente hanno un recupero più rapido e possono tornare alle loro attività quotidiane in tempi più brevi.

Complicanze

Sebbene l’ITTS sia una procedura sicura ed efficace, come ogni intervento chirurgico può comportare alcuni rischi, tra cui:

      • Sanguinamento
      • Infezione
      • Fuoriuscita di liquido cerebrospinale
      • Danni ai nervi cranici
      • Diabete insipido
      • Ipopituitarismo

È importante discutere con il proprio medico i rischi e i benefici dell’ITTS prima di sottoporsi alla procedura.

Conclusioni:

L’ipofisectomia transnasale trans-sfenoidale è una procedura chirurgica mini-invasiva e sicura, che rappresenta il trattamento di scelta per la maggior parte delle patologie che interessano la ghiandola pituitaria.

Definizione

La craniotomia in chirurgia dell’ipofisi è una procedura neurochirurgica che prevede l’apertura del cranio per accedere e rimuovere i tumori ipofisari. Questa tecnica, sebbene meno comune rispetto all’approccio transnasale endoscopico, rimane un’opzione fondamentale in casi specifici.

Indicazioni della Procedura

La craniotomia è generalmente riservata a situazioni in cui l’approccio transnasale è controindicato o presenta limiti, come ad esempio:

      • Tumori di grandi dimensioni con estensione soprasellare significativa, che coinvolgono il chiasma ottico o altre strutture cerebrali vitali.
      • Tumori con estensione laterale verso il seno cavernoso, rendendo difficile l’accesso transnasale.
      • Tumori con consistenza dura o calcificata, che ne rende difficile la rimozione attraverso il seno sfenoidale.
      • Anatomia nasale o del seno sfenoidale sfavorevole che preclude l’accesso endoscopico.
      • Recidiva di tumore dopo un precedente intervento transnasale.
      • Presenza di CSF leak intraoperatorio non gestibile endoscopicamente.

Descrizione della Tecnica della Procedura

    1. Posizionamento del paziente: Il paziente viene posizionato supino sul tavolo operatorio, con la testa leggermente elevata e ruotata dal lato opposto al tumore.
    2. Incisione e craniotomia: Viene praticata un’incisione cutanea a livello del cuoio capelluto, seguita dalla creazione di un lembo osseo (craniotomia) per esporre la regione cerebrale interessata.
    3. Apertura della dura madre: La dura madre, la membrana che riveste il cervello, viene aperta per accedere alla base del cranio e all’area sellare dove si trova l’ipofisi.
    4. Esposizione del tumore: Il chirurgo utilizza strumenti microchirurgici e un microscopio operatorio per raggiungere l’ipofisi e visualizzare il tumore.
    5. Rimozione del tumore: Il tumore viene rimosso con delicatezza, prestando attenzione a preservare le strutture circostanti, come i nervi ottici e l’ipofisi sana.
    6. Chiusura: Una volta rimosso il tumore, la dura madre viene suturata, il lembo osseo riposizionato e fissato, e l’incisione cutanea chiusa con punti di sutura.

Applicazioni della Procedura

La craniotomia in chirurgia dell’ipofisi viene utilizzata principalmente per il trattamento di:

      • Adenomi ipofisari: tumori benigni che originano dalle cellule dell’ipofisi.
      • Craniofaringiomi: tumori rari che si sviluppano vicino all’ipofisi.
      • Meningiomi: tumori che originano dalle meningi, le membrane che rivestono il cervello e il midollo spinale.
      • Altre lesioni: come cisti, metastasi o lesioni vascolari che coinvolgono la regione sellare.

Vantaggi e Svantaggi

Vantaggi:

      • Migliore visualizzazione: offre un campo visivo più ampio e una migliore esposizione della regione sellare rispetto all’approccio transnasale.
      • Maggiore controllo: consente una maggiore manipolazione e rimozione di tumori di grandi dimensioni, duri o con estensione laterale.

Svantaggi:

      • Invasività: procedura più invasiva rispetto all’approccio transnasale, con incisione cutanea e craniotomia.
      • Maggiore rischio di complicanze: potenziali complicanze includono infezioni, sanguinamento, edema cerebrale, deficit neurologici e perdite di liquido cerebrospinale.
      • Tempi di recupero più lunghi: generalmente richiede un ricovero ospedaliero più lungo e una convalescenza più impegnativa rispetto all’approccio transnasale.

Considerazioni:

La scelta tra craniotomia e approccio transnasale dipende da diversi fattori, tra cui le dimensioni e la localizzazione del tumore, la presenza di comorbidità, l’anatomia del paziente e le preferenze del chirurgo.

Definizione

La radiochirurgia stereotassica (SRS) è una tecnica non invasiva che utilizza radiazioni ionizzanti ad alta energia per distruggere le cellule tumorali in modo preciso e mirato. A differenza della radioterapia tradizionale, la SRS eroga una dose elevata di radiazioni in una singola sessione o in un numero limitato di sessioni, riducendo al minimo il danno ai tessuti sani circostanti.

In chirurgia dell’ipofisi, la SRS viene utilizzata principalmente per il trattamento di adenomi ipofisari, tumori benigni che originano dalla ghiandola pituitaria. La SRS può essere eseguita con diverse tecnologie, tra cui Gamma Knife, CyberKnife e LINAC.

Indicazioni della Procedura

La SRS è indicata per il trattamento di adenomi ipofisari che:

      • Sono di piccole dimensioni (di solito inferiori a 3 cm).
      • Non causano una compressione significativa del chiasma ottico o di altre strutture cerebrali.
      • Non rispondono alla terapia medica o causano effetti collaterali intollerabili.
      • Sono residui o recidive dopo un intervento chirurgico tradizionale.
      • Sono localizzati in aree difficili da raggiungere con la chirurgia tradizionale.

Tecnica della Procedura

La procedura di SRS per il trattamento di adenomi ipofisari si svolge in diverse fasi:

      1. Pianificazione: Il paziente viene sottoposto a esami di imaging, come la risonanza magnetica (RM) e la tomografia computerizzata (TC), per definire con precisione la posizione e le dimensioni del tumore. Queste immagini vengono utilizzate per creare un piano di trattamento personalizzato, che determina la dose di radiazioni e la direzione dei fasci.
      2. Posizionamento: Il paziente viene immobilizzato con un telaio stereotassico, un dispositivo che mantiene la testa ferma durante il trattamento. Il telaio può essere fissato al cranio con viti o con una maschera termoplastica.
      3. Erogazione delle radiazioni: Il paziente viene posizionato nel dispositivo di SRS (Gamma Knife, CyberKnife o LINAC) e i fasci di radiazioni vengono erogati secondo il piano di trattamento. La durata del trattamento varia a seconda della tecnologia utilizzata e della dose di radiazioni prescritta.
      4. Monitoraggio: Durante e dopo il trattamento, il paziente viene monitorato attentamente per eventuali effetti collaterali.

Applicazioni della Procedura

Oltre al trattamento degli adenomi ipofisari, la SRS può essere utilizzata per trattare altre patologie endocrine, come:

      • Craniofaringiomi: Tumori benigni che originano dalla tasca di Rathke, una struttura embrionale situata vicino all’ipofisi.
      • Meningiomi: Tumori benigni che originano dalle meningi, le membrane che rivestono il cervello e il midollo spinale.
      • Metastasi cerebrali: Tumori secondari che si sono diffusi al cervello da altre parti del corpo.

Vantaggi della SRS

    • Non invasiva: La SRS non richiede incisioni chirurgiche, riducendo il rischio di infezioni e altre complicanze.
    • Precisa: La SRS eroga una dose elevata di radiazioni al tumore, risparmiando i tessuti sani circostanti.
    • Efficace: La SRS ha un alto tasso di successo nel controllo della crescita tumorale e nella riduzione dei sintomi.
    • Ben tollerata: La SRS è generalmente ben tollerata dai pazienti, con effetti collaterali minimi.

Svantaggi della SRS

    • Non adatta a tutti i tumori: La SRS è più efficace per i tumori di piccole dimensioni e ben definiti.
    • Effetti collaterali: Sebbene rari, gli effetti collaterali della SRS possono includere mal di testa, nausea, affaticamento e deficit neurologici.
    • Costo: La SRS può essere più costosa della chirurgia tradizionale o della radioterapia convenzionale.

Conclusioni:

La radiochirurgia stereotassica è una tecnica sicura ed efficace per il trattamento di diverse patologie endocrine, tra cui gli adenomi ipofisari. La SRS offre numerosi vantaggi rispetto alla chirurgia tradizionale, tra cui la non invasività, la precisione e l’efficacia.

4. PROCEDURE CHIRURGICHE NELLE PATOLOGIE DELLE PARATIROIDI

Definizione

La paratiroidectomia è una procedura chirurgica che prevede la rimozione di una o più ghiandole paratiroidi. Queste piccole ghiandole, situate nel collo dietro la tiroide, producono l’ormone paratiroideo (PTH) che regola i livelli di calcio nel sangue.

Indicazioni della procedura

La paratiroidectomia è indicata principalmente per il trattamento dell’iperparatiroidismo, una condizione caratterizzata da un’eccessiva produzione di PTH. L’iperparatiroidismo può causare una serie di problemi di salute, tra cui:

      • Ipercalcemia: elevati livelli di calcio nel sangue, che possono portare a debolezza muscolare, affaticamento, depressione, calcoli renali, osteoporosi e, in casi gravi, coma.
      • Osteoporosi: indebolimento delle ossa, che aumenta il rischio di fratture.
      • Calcoli renali: formazione di calcoli nei reni, che possono causare dolore intenso e danni renali.
      • Problemi cardiovascolari: l’ipercalcemia può contribuire a problemi cardiaci come ipertensione e aritmie.

Descrizione della Tecnica della procedura

Esistono diverse tecniche chirurgiche per la paratiroidectomia, che possono variare a seconda del numero di ghiandole da rimuovere e della loro posizione. In generale, la procedura prevede i seguenti passaggi:

      1. Anestesia: la paratiroidectomia viene eseguita in anestesia generale.
      2. Incisione: il chirurgo pratica una piccola incisione nel collo, solitamente lungo una piega cutanea naturale per minimizzare la cicatrice.
      3. Identificazione delle ghiandole paratiroidi: il chirurgo identifica le ghiandole paratiroidi, che sono di piccole dimensioni e di colore giallo-marrone. A volte, per facilitare l’identificazione, può essere utilizzata una sonda speciale che rileva l’ormone paratiroideo o un colorante iniettato in vena che si concentra nelle paratiroidi.
      4. Rimozione delle ghiandole: il chirurgo rimuove le ghiandole paratiroidi interessate, prestando attenzione a non danneggiare le strutture circostanti, come i nervi laringei ricorrenti che controllano le corde vocali.
      5. Chiusura dell’incisione: il chirurgo chiude l’incisione con punti di sutura.

Tecniche specifiche

    • Paratiroidectomia mini-invasiva: questa tecnica utilizza un’incisione più piccola e strumenti specializzati, riducendo il dolore postoperatorio e il tempo di recupero.
    • Paratiroidectomia video-assistita: questa tecnica utilizza una piccola telecamera inserita attraverso l’incisione per visualizzare le ghiandole paratiroidi e guidare la rimozione.
    • Paratiroidectomia radioguidata: questa tecnica utilizza un tracciante radioattivo iniettato prima dell’intervento per localizzare le ghiandole paratiroidi durante l’operazione.

Applicazioni della procedura

Oltre all’iperparatiroidismo primario, la paratiroidectomia può essere indicata anche in altre condizioni, tra cui:

      • Iperparatiroidismo secondario: si verifica in pazienti con insufficienza renale cronica, che porta a bassi livelli di calcio nel sangue e un aumento compensatorio della produzione di PTH.
      • Carcinoma paratiroideo: un tumore maligno delle ghiandole paratiroidi, raro ma che richiede la rimozione chirurgica.

Complicanze

La paratiroidectomia è generalmente una procedura sicura, ma come qualsiasi intervento chirurgico comporta alcuni rischi, tra cui:

      • Sanguinamento:
      • Infezione:
      • Danno ai nervi laringei ricorrenti: può causare raucedine o difficoltà a parlare.
      • Ipocalcemia: bassi livelli di calcio nel sangue, che possono causare formicolio, intorpidimento, spasmi muscolari e convulsioni.

Conclusioni

La paratiroidectomia è una procedura chirurgica efficace per il trattamento dell’iperparatiroidismo e di altre condizioni che interessano le ghiandole paratiroidi.

5. PROCEDURE CHIRURGICHE NELLE PATOLOGIE DELLE GHIANDOLE SURRENALI

Definizione

La surrenectomia è una procedura chirurgica che prevede la rimozione di una o entrambe le ghiandole surrenali. Queste ghiandole, di forma triangolare, si trovano sopra i reni e sono responsabili della produzione di ormoni vitali come cortisolo, aldosterone e adrenalina.

Indicazioni della Procedura

La surrenectomia è indicata in diverse condizioni, tra cui:

      • Tumori surrenalici: benigni o maligni, funzionanti (che producono ormoni in eccesso) o non funzionanti.
      • Iperplasia surrenalica congenita: una condizione genetica che causa la produzione eccessiva di ormoni androgeni.
      • Sindrome di Cushing: causata da un eccesso di cortisolo, spesso dovuto a un tumore ipofisario o surrenalico.
      • Iperaldosteronismo primario: causato da un eccesso di aldosterone, spesso dovuto a un adenoma surrenalico.
      • Feocromocitoma: un tumore raro che produce catecolamine (adrenalina e noradrenalina), causando ipertensione e altri sintomi.

Descrizione della Tecnica della Procedura

Esistono diverse tecniche chirurgiche per eseguire una surrenectomia:

1. Surrenectomia laparoscopica:

      • È la tecnica più comunemente utilizzata, in quanto minimamente invasiva.
      • Vengono praticate piccole incisioni nell’addome attraverso le quali vengono inseriti un laparoscopio (una piccola telecamera) e gli strumenti chirurgici.
      • Il chirurgo visualizza il campo operatorio su un monitor e rimuove la ghiandola surrenale.

2. Surrenectomia retroperitoneoscopica:

      • Simile alla laparoscopica, ma l’accesso avviene attraverso incisioni nella schiena, evitando l’apertura della cavità addominale.
      • Indicata per pazienti con obesità o precedenti interventi addominali.

3. Surrenectomia a cielo aperto:

      • Prevede un’incisione più ampia nell’addome o nella schiena.
      • Utilizzata in casi di tumori di grandi dimensioni o in presenza di aderenze.

Indipendentemente dalla tecnica utilizzata, i passaggi principali della surrenectomia sono:

      • Accesso alla ghiandola surrenale: attraverso laparoscopia, retroperitoneoscopia o incisione a cielo aperto.
      • Identificazione e isolamento della ghiandola: il chirurgo identifica la ghiandola surrenale e la separa dai tessuti circostanti, inclusi vasi sanguigni e nervi.
      • Legatura e sezione dei vasi sanguigni: i vasi sanguigni che irrorano la ghiandola vengono legati e sezionati.
      • Rimozione della ghiandola surrenale: la ghiandola viene asportata e inviata all’esame istologico.
      • Chiusura dell’incisione: la ferita chirurgica viene chiusa con suture o staples.

Applicazioni della Procedura

Oltre alle indicazioni sopra menzionate, la surrenectomia può essere applicata in altri contesti, tra cui:

      • Metastasi surrenaliche: rimozione di metastasi provenienti da altri tumori.
      • Trapianto di surrene: in caso di insufficienza surrenalica cronica.
      • Biopsia surrenalica: per ottenere un campione di tessuto per l’analisi.

Considerazioni Post-operatorie

Dopo l’intervento, il paziente viene monitorato per eventuali complicanze, come sanguinamento, infezione o problemi respiratori. Nella maggior parte dei casi, la degenza ospedaliera è breve e il recupero completo avviene in poche settimane.

Conclusioni:

La surrenectomia è una procedura chirurgica efficace per il trattamento di diverse patologie endocrine.

Definizione

La resezione parziale del surrene, anche nota come surrenectomia parziale o “cortical-sparing adrenalectomy”, è una procedura chirurgica che prevede la rimozione di una porzione della ghiandola surrenale, preservando la parte restante sana. Questa tecnica è in contrasto con la surrenectomia totale, che comporta la rimozione completa della ghiandola.

Indicazioni della Procedura

La resezione parziale del surrene è indicata in casi selezionati in cui è necessario rimuovere una lesione surrenalica benigna o maligna, preservando al contempo la funzione endocrina della ghiandola. Le principali indicazioni includono:

      • Adenomi surrenalici produttori di aldosterone (aldosteronomi): la resezione parziale è spesso preferita alla surrenectomia totale per il trattamento dell’aldosteronismo primario, in quanto consente di preservare la produzione di cortisolo e di altri ormoni surrenalici.
      • Feocromocitomi unilaterali: la resezione parziale può essere considerata in pazienti con feocromocitoma unilaterale, soprattutto se giovani o con rischio di sviluppare insufficienza surrenalica a seguito di surrenectomia totale.
      • Incidentalomi surrenalici: in alcuni casi, la resezione parziale può essere indicata per la rimozione di incidentalomi surrenalici di grandi dimensioni o con caratteristiche sospette alla diagnostica per immagini.
      • Iperplasia surrenalica congenita: la resezione parziale può essere utilizzata in casi selezionati di iperplasia surrenalica congenita per ridurre la produzione di ormoni androgeni, preservando al contempo la produzione di cortisolo.

Descrizione della Tecnica della Procedura

La resezione parziale del surrene può essere eseguita con diverse tecniche chirurgiche, tra cui la laparoscopia e la chirurgia robotica. La scelta della tecnica dipende dalle caratteristiche della lesione, dall’esperienza del chirurgo e dalle preferenze del paziente.

In generale, la procedura prevede i seguenti passaggi:

      1. Accesso alla ghiandola surrenale: il chirurgo accede alla ghiandola surrenale attraverso piccole incisioni nell’addome (laparoscopia) o con l’ausilio di un sistema robotico.
      2. Identificazione e isolamento della lesione: la lesione surrenalica viene identificata e isolata dal tessuto sano circostante.
      3. Resezione della lesione: la lesione viene rimossa con cura, preservando il tessuto surrenalico sano.
      4. Emostasi: il chirurgo controlla attentamente l’emostasi per prevenire sanguinamento.
      5. Chiusura delle incisioni: le incisioni vengono chiuse con suture o clips chirurgiche.

Applicazioni della Procedura

La resezione parziale del surrene è una procedura chirurgica sicura ed efficace per il trattamento di diverse patologie endocrine. I principali vantaggi di questa tecnica includono:

      • Preservazione della funzione endocrina: la resezione parziale consente di preservare la produzione di ormoni surrenalici, riducendo il rischio di insufficienza surrenalica.
      • Minore invasività: rispetto alla surrenectomia totale, la resezione parziale è meno invasiva e comporta un minor rischio di complicanze.
      • Recupero più rapido: i pazienti sottoposti a resezione parziale del surrene generalmente hanno un recupero più rapido rispetto a quelli sottoposti a surrenectomia totale.

Considerazioni:

    • La resezione parziale del surrene è una procedura chirurgica complessa che richiede un’attenta selezione dei pazienti e un’adeguata esperienza chirurgica.
    • Il rischio di recidiva della lesione surrenalica dopo resezione parziale è maggiore rispetto alla surrenectomia totale.

Definizione

La biopsia surrenalica è una procedura chirurgica mini-invasiva che prevede il prelievo di un piccolo campione di tessuto da una o entrambe le ghiandole surrenali. Queste ghiandole, situate sopra i reni, producono ormoni vitali per il corpo, come cortisolo, aldosterone e adrenalina.

Indicazioni della Procedura

La biopsia surrenalica è generalmente indicata nei seguenti casi:

      • Caratterizzazione di una massa surrenalica: Quando una massa surrenalica viene identificata tramite esami di imaging (come TC o RM), la biopsia può aiutare a determinarne la natura (benigna o maligna) e guidare le decisioni terapeutiche.
      • Sospetta metastasi surrenalica: In pazienti con una storia di cancro, una massa surrenalica può rappresentare una metastasi. La biopsia può confermare la diagnosi e aiutare a pianificare il trattamento.
      • Diagnosi di infezioni o malattie granulomatose: In rari casi, la biopsia può essere utilizzata per diagnosticare infezioni o malattie granulomatose che colpiscono le ghiandole surrenali.

È importante sottolineare che la biopsia surrenalica è controindicata in caso di sospetto feocromocitoma, a causa del rischio di crisi ipertensive potenzialmente letali.

Tecnica della Procedura

La biopsia surrenalica viene generalmente eseguita in anestesia locale con sedazione. La procedura può essere eseguita con diverse tecniche:

      1. Biopsia percutanea:

          • Guida TC o ecografica: Un ago sottile viene inserito attraverso la pelle fino a raggiungere la ghiandola surrenale, utilizzando la guida TC o ecografica per garantire un posizionamento preciso.
          • Prelievo del campione: Vengono prelevati più campioni di tessuto per l’analisi.
          • Monitoraggio post-procedura: Il paziente viene monitorato per eventuali complicanze, come sanguinamento o pneumotorace.
      2. Biopsia laparoscopica:

          • Inserimento del laparoscopio: Un laparoscopio (un sottile tubo con una telecamera) viene inserito nell’addome attraverso piccole incisioni.
          • Visualizzazione e biopsia: Il chirurgo visualizza le ghiandole surrenali e preleva il campione di tessuto utilizzando strumenti chirurgici miniaturizzati.

Applicazioni della Procedura

    • Diagnosi: La biopsia surrenalica fornisce un campione di tessuto che viene analizzato al microscopio per determinare la natura della lesione (benigna, maligna, infiammatoria, ecc.).
    • Stadiazione del tumore: Nel caso di tumori maligni, la biopsia può aiutare a determinare lo stadio della malattia.
    • Guida terapeutica: Le informazioni ottenute dalla biopsia guidano le decisioni terapeutiche, che possono includere la chirurgia, la radioterapia, la chemioterapia o l’osservazione.

Considerazioni

    • La biopsia surrenalica è una procedura generalmente sicura, ma come ogni intervento chirurgico, comporta dei rischi. Le possibili complicanze includono sanguinamento, infezione, pneumotorace e lesioni agli organi adiacenti.
    • La scelta della tecnica di biopsia (percutanea o laparoscopica) dipende da diversi fattori, tra cui le dimensioni e la posizione della lesione, le condizioni di salute del paziente e le preferenze del chirurgo.