SINDROME DI SANFILIPPO

MALATTIE DEL METABOLISMO

NOTE INFORMATIVE
  

La Sindrome di Sanfilippo, nota anche come mucopolisaccaridosi di tipo III (MPS III), è una malattia genetica rara che causa un progressivo deterioramento neurologico.

Appartiene al gruppo delle malattie da accumulo lisosomiale, caratterizzate dall’incapacità dell’organismo di degradare determinate sostanze, che si accumulano nei lisosomi delle cellule. In particolare, il difetto genetico impedisce la produzione di enzimi necessari per la degradazione dell’eparan solfato, un glicosaminoglicano presente in molti tessuti. L’accumulo di eparan solfato nei lisosomi causa danni progressivi a vari organi e tessuti, in particolare al sistema nervoso centrale.

Epidemiologia

Incidenza: La Sindrome di Sanfilippo è una malattia rara, con un’incidenza stimata tra 1 su 70.000 e 1 su 200.000 nati vivi.

Distribuzione per sesso: Non ci sono evidenze di una prevalenza in un sesso specifico. La malattia colpisce maschi e femmine in egual misura.

Eziologia e Genetica

La Sindrome di Sanfilippo è causata da mutazioni in uno dei quattro geni che codificano per gli enzimi coinvolti nella degradazione dell’eparan solfato. Questi geni sono:

      • SGSH: codifica per l’enzima eparan solfato solfatasi
      • NAGLU: codifica per l’enzima alfa-N-acetilglucosaminidasi
      • HGSNAT: codifica per l’enzima acetil-CoA:alfa-glucosaminide N-acetiltransferasi
      • GNS: codifica per l’enzima N-solfoglucosamina solfoidrolasi

La trasmissione è autosomica recessiva, il che significa che entrambi i genitori devono essere portatori di una copia del gene mutato per trasmettere la malattia al figlio.

Patogenesi

L’accumulo di eparan solfato nei lisosomi causa una serie di eventi a cascata che portano al danno cellulare e tissutale. In particolare, l’accumulo di eparan solfato:

      • Interferisce con il normale funzionamento dei lisosomi
      • Provoca infiammazione e stress ossidativo
      • Altera la funzione di proteine e organelli cellulari
      • Compromette la comunicazione tra le cellule nervose

Questi processi contribuiscono al progressivo deterioramento neurologico caratteristico della Sindrome di Sanfilippo.

Manifestazioni cliniche

I sintomi della Sindrome di Sanfilippo variano a seconda del tipo e della gravità della mutazione genetica. In generale, la malattia si manifesta in età infantile, con un progressivo deterioramento delle capacità cognitive e motorie. I sintomi più comuni includono:

      • Ritardo nello sviluppo: difficoltà nell’apprendimento, nel linguaggio e nella coordinazione motoria
      • Comportamenti anomali: iperattività, aggressività, disturbi del sonno
      • Disabilità intellettiva: progressiva perdita delle capacità cognitive
      • Problemi motori: difficoltà nella deambulazione, rigidità articolare
      • Tratti facciali caratteristici: fronte prominente, naso largo, labbra grosse
      • Problemi di udito e vista: perdita progressiva dell’udito e della vista
      • Convulsioni: episodi di attività cerebrale anomala
      • Problemi cardiaci: cardiomiopatia, valvulopatie
Procedimenti diagnostici

La diagnosi della Sindrome di Sanfilippo si basa su una combinazione di:

      • Esame obiettivo e anamnesi: valutazione dei sintomi e della storia familiare
      • Esami di laboratorio: analisi delle urine per la presenza di eparan solfato, test enzimatici per misurare l’attività degli enzimi lisosomiali
      • Test genetici: analisi del DNA per identificare le mutazioni nei geni responsabili della malattia
      • Imaging cerebrale: risonanza magnetica (RM) per valutare la struttura del cervello
Prognosi

La Sindrome di Sanfilippo è una malattia progressiva e degenerativa, per la quale non esiste una cura definitiva. La prognosi varia a seconda del tipo e della gravità della malattia, ma in generale l’aspettativa di vita è ridotta. La maggior parte dei pazienti muore nella seconda o terza decade di vita a causa di complicazioni respiratorie o cardiache.

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Azienda Ospedaliero – Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona
Ancona (AN)
Centro Interregionale delle Malattie Rare del Piemonte e della Valle d’Aosta
Aosta (AO)
Istituto Ortopedico Rizzoli
Bagheria (PA)
Azienda Ospedaliero – Universitaria Consorziale Policlinico di Bari
Bari (BA)
Policlinico – S.Orsola Malpighi
Bologna (BO)
Ospedale Centrale
Bolzano (BZ)
Spedali Civili di Brescia – Ospedale dei Bambini
Brescia (BS)
A.S.Re.M – Policlinico Ospedaliero ” A.Cardarelli”
Campobasso (CB)
Azienda Ospedaliero Universitaria “G. Rodolico – San Marco”
Catania (CT)
Azienda Ospedaliero Universitaria Catanzaro- Policlinico Germaneto
Catanzaro (CZ)
Ospedale Policlinico SS. Annunziata
Chieti (CH)
Presidio Ospedaliero “ANNUNZIATA”
Cosenza (CS)
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Firenze (FI)
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Genova (GE)
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Milano (MI)
Ospedale S. Paolo 
Milano (MI)
Ospedale dei Bambini V. Buzzi 
Milano (MI)
Ospedale S.Agostino Estense di Baggiovara
Modena (MO)
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena
Modena (MO)
Ospedale San Gerardo
Monza (MB)
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Napoli (NA)
Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale “Santobono – Pausilipon”
Napoli (NA)
Azienda Ospedale Università di Padova
Padova (PD)
ARNAS Civico – Di Cristina Benfratelli
Palermo (PA)
Policlinico Paolo Giaccone
Palermo (PA)
Policlinico San Matteo
Pavia (PV)
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Perugia (PG)
Ospedale Civile Spirito Santo
Pescara (PE)
Ospedale Guglielmo da Saliceto
Piacenza (PC)
Presidio Ospedaliero di Pordenone
Pordenone (PN)
Policlinico Umberto I
Roma (RM)
Fondazione Policlinico Universitario A.Gemelli – Università del Sacro Cuore
Roma (RM)
Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Roma (RM)
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Salerno (SA)
Azienda Ospedaliera Universitaria Siena
Siena (SI)
Centro Interregionale delle Malattie Rare del Piemonte e della Valle d’Aosta
Torino (TO)
Presidio Ospedaliero “Santa Chiara”
Trento (TN)
IRCCS Materno Infantile Burlo Garofolo
Trieste (TS)
Presidio Ospedaliero Universitario “Santa Maria della Misericordia”
Udine (UD)
Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata
Verona (VR)
Farmaci specifici

Al momento, non esiste una cura per la Sindrome di Sanfilippo. La ricerca scientifica è attiva su diversi fronti, ma i farmaci attualmente disponibili sono volti principalmente a gestire i sintomi e migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Tra le terapie farmacologiche in fase di studio o già approvate per alcuni sottotipi di MPS III, troviamo:

      • Terapia enzimatica sostitutiva (TES): consiste nella somministrazione dell’enzima mancante, con l’obiettivo di ridurre l’accumulo di eparan solfato. Alcuni studi hanno mostrato risultati promettenti, ma la TES non è ancora disponibile per tutti i tipi di MPS III.
      • Terapia di riduzione del substrato (TRS): mira a ridurre la produzione di eparan solfato, limitandone l’accumulo. Genistein, un isoflavone presente nella soia, è in fase di studio come possibile TRS per la MPS III.
      • Trapianto di midollo osseo: in alcuni casi, il trapianto di midollo osseo può rallentare la progressione della malattia, ma non è una cura definitiva e comporta rischi significativi.
      • Terapia genica: rappresenta una speranza per il futuro, ma è ancora in fase di sperimentazione. L’obiettivo è correggere il difetto genetico alla base della malattia, introducendo una copia funzionale del gene nelle cellule del paziente.
Altri trattamenti

Oltre ai farmaci specifici, la gestione della Sindrome di Sanfilippo richiede un approccio multidisciplinare che include:

      • Fisioterapia: per mantenere la mobilità articolare, prevenire le contratture muscolari e migliorare la coordinazione motoria.
      • Logopedia: per stimolare lo sviluppo del linguaggio e migliorare la comunicazione.
      • Terapia occupazionale: per favorire l’autonomia nelle attività quotidiane e l’adattamento all’ambiente.
      • Sostegno psicologico: per aiutare i pazienti e le loro famiglie ad affrontare le sfide emotive e sociali legate alla malattia.
      • Educazione speciale: per garantire un percorso scolastico adeguato alle esigenze del bambino.
      • Controllo delle complicanze: la Sindrome di Sanfilippo può causare diverse complicanze, come cardiopatie, problemi respiratori, disturbi del sonno e convulsioni. È fondamentale un monitoraggio costante per identificare e trattare tempestivamente queste problematiche.
Gestione della malattia rara

La Sindrome di Sanfilippo è una malattia rara, con una prevalenza stimata di 1 caso ogni 70.000 nati. La sua gestione richiede un’attenzione particolare e la collaborazione tra diverse figure professionali.

Ecco alcuni aspetti importanti nella gestione della Sindrome di Sanfilippo:

      • Diagnosi precoce: è fondamentale per iniziare tempestivamente i trattamenti di supporto e migliorare la qualità di vita del paziente.
      • Approccio multidisciplinare: la presa in carico del paziente deve coinvolgere diverse figure professionali, tra cui medici specialisti, fisioterapisti, logopedisti, psicologi e assistenti sociali.
      • Supporto alle famiglie: le famiglie dei pazienti con Sindrome di Sanfilippo affrontano sfide emotive e pratiche significative. È importante offrire loro un sostegno adeguato, attraverso gruppi di supporto, associazioni di pazienti e servizi di assistenza domiciliare.
      • Ricerca scientifica: la ricerca è fondamentale per sviluppare nuove terapie e migliorare la comprensione della malattia. È importante sostenere la ricerca scientifica e partecipare a studi clinici.
      • Sensibilizzazione: aumentare la consapevolezza sulla Sindrome di Sanfilippo è essenziale per favorire la diagnosi precoce, promuovere la ricerca e migliorare l’assistenza ai pazienti.