COSA E’ LA TOMOSCINTIGRAFIA MIOCARDICA
La TOMOSCINTIGRAFIA MIOCARDICA, detta SPECT (dall’inglese Single Photon Emission Computed Tomography) è un esame diagnostico non invasivo che permette di indagare sul funzionamento del cuore.
Come la PET, prevede la somministrazione di un radiofarmaco che raggiunge il cuore, rendendolo visibile da parte di un’apparecchiatura, detta “gamma-camera”.
Il medico nucleare elabora poi le immagini captate dalla gamma-camera per studiarle e interpretarle insieme con il cardiologo.
PERCHE’ VIENE RICHIESTA?
Viene prescritta per ottenere informazioni dettagliate sull’attività cardiaca e su come il muscolo cardiaco viene irrorato dal sangue attraverso la rete dei vasi sanguigni.
In genere il cardiologo la richiede quando ipotizza che ci possa essere una sofferenza del cuore dovuta a un’occlusione delle coronarie.
QUANDO E’ CONTROINDICATA?
In gravidanza l’esame è fortemente sconsigliato. Le donne che allattano devono raccogliere il latte prima dell’esame e conservarlo in freezer. L’allattamento va sospeso per un numero di giorni che deve essere indicato dal medico che effettua l’esame, perché varia in base al tipo di radiofarmaco utilizzato.
Nei giorni della sospensione dell’allattamento, il latte va estratto e buttato (bisogna, comunque, continuare a prelevarlo a intervalli regolari perché diversamente si rischia di arrestarne la produzione).
COME SI SVOLGE E QUANTO DURA?
L’indagine si svolge in due fasi: sotto sforzo e a riposo.
Nel primo caso la persona viene invitata a camminare su un tappeto rotante o a pedalare su una cyclette, dopodiché, a sforzo ultimato, le viene inoculato il radiofarmaco per via endovenosa (iniezione).
Trascorso il tempo necessario (che non è sempre uguale in tutti i casi) nella saletta del reparto di medicina nucleare preposta allo scopo, si esegue l’indagine vera e propria: consiste nello sdraiarsi su un lettino speciale, circondato da un grosso macchinario circolare, che ruota attorno al lettino.
Nella seconda parte dell’indagine, dopo che i parametri vitali della persona (pressione arteriosa, frequenza cardiaca, saturazione, ovvero grado di ossigenazione dei tessuti) sono tornati quelli della “condizione di riposo” viene somministrata un’altra quantità di radiofarmaco.
A questo punto è necessaria un’attesa di circa un’ora. In quest’arco di tempo, che va trascorso nella salettina della medicina nucleare, viene servito un pasto. Dopodiché l’esame viene ripetuto allo stesso modo.
In sé le due indagini si protraggono per circa 15-20 minuti ciascuna. Complessivamente però, le ore da trascorrere in ospedale sono quattro-sei.
In qualche caso, le due fasi non vengono eseguite lo stesso giorno, quindi è possibile che l’indagine tenga impegnati per due giorni. La notte comunque si trascorre a casa.
PROVOCA FASTIDIO?
Non produce alcun fastidio, a esclusione dell’iniezione endovena con cui viene somministrato il radiofarmaco. Il vero disagio è psicologico, per via dei lunghi tempi d’attesa e, in generale, della durata complessiva dell’indagine.
COME CI SI PREPARA?
Non si può mangiare nulla a partire dalla sera precedente all’esame. Nei tre giorni prima, non si devono assumere tè, caffè, bibite a base di cola. Prima dell’esame è necessario togliere gli eventuali accessori, come anelli, orologio, braccialetti.
COSA FARE DOPO?
Al termine dell’indagine la persona può riprendere le sue normali attività e tornare a casa anche guidando.
Deve però prendere alcune precauzioni: non deve sostare all’interno della struttura in cui ha effettuato l’esame, ma uscire dall’ospedale senza soffermarsi in luoghi pubblici (come supermarket, ristoranti) e deve evitare, fino al giorno successivo, di stare a contatto con donne incinte e bambini sotto i 12 anni.